CONSOLIDAMENTO TLC

Sacco (Bocconi): “Consolidamento Tlc pietra tombale per economie nazionali”

Il docente della Bocconi contrario alle operazioni di merger & acquisition in Europa: “E’ prematuro. Piuttosto, si lavori a una vera strategia continentale per le infrastrutture”

Pubblicato il 13 Mar 2014

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Pubblichiamo una serie di opinioni sul tema del consolidamento delle Tlc. In Europa la Francia ha aperto le danze con il “caso” Sfr, mentre in Italia sembra sfumare il matrimonio Wind-3. E nonostante il flop di Bip Mobile si fanno strada nuovi operatori virtuali. Il nostro Paese rappresenta un’anomalia? O è ancora presto per i merger?

Ha molto da ridire sulle recenti acquisizioni europee Francesco Sacco, docente dell’università Bocconi di Milano e tra gli esperti che hanno lavorato all’Agenda digitale italiana sotto i governi Monti e Letta.

“Questo consolidamento era nell’aria, ma è prematuro per il mercato tlc. Rischia di essere la pietra tombale sullo sviluppo dei singoli Paesi”.

Sacco, che cosa teme dal consolidamento in atto?

Si ridurrà la competizione l’eterogeneità in Europa. Certo, ormai questo è un settore maturo: fatturati e profitti in calo, per di più con aziende molto indebitate… Tuttavia è ancora presto per andare avanti con il consolidamento.

Perché?

Bisogna prima lavorare sul territorio, promuovere l’infrastrutturazione dei singoli Paesi. Società più forti e più grosse, frutto di acquisizioni, non necessariamente significano maggiori investimenti in nuove reti. Anzi. Teniamo conto che il consolidamento significa di solito che non c’è più spinta propulsiva ma solo gestione dell’esistente, all’interno di un mercato. Possiamo accontentarci di questo, nelle tlc? No, perché c’ ancora tanto da fare con le infrastrutture di nuova generazione. In particolare, le fusioni penalizzerebbero le specificità territoriali, soprattutto in alcuni Paesi. Facciamo un’ipotesi immaginaria: Telefonica compra Telecom Italia. Conseguenza probabile? Gli investimenti sull’Italia si ridurrebbero, perché a Telefonica importerebbe poco di sviluppare la fibra in modo omogeneo sul territorio,

E quindi che bisognerebbe fare?

Bisogna fissare obiettivi tecnologici armonizzati e perseguirli. E non basta l’Agenda digitale europea, per questo. Perché quella fissa solo obiettivi. Una vera politica invece comporta incentivi, premi e punizioni. Non c’è nessuna di queste tre cose nell’Agenda europea. La commissaria Neelie Kroes non è riuscita a porre le premesse per uno sviluppo a lungo termine dell’infrastrutturazione in fibra ottica.

In Italia che cosa potrebbe succedere, in particolare?

I principali candidati al consolidamento sono Wind, H3G e secondariamente Fastweb. Quest’ultima infatti potrebbe rimanere così com’è, stand alone. I problemi di redditività ora sono nel mobile, dove la competizione è fortissima e non c’è spazio per quattro operatori.

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