PIATTAFORME

Porno virtuale, così l’hard si rilancia

Allo studio di startup e campioni delle “luci rosse” soluzioni in grado di riportare il settore ai fasti di un tempo. Ela Darling, attore porno e cofondatore di VrTube: “Riusciremo a dare un’esperienza realmente ‘umana'”. E soprattutto a prova di pirateria

Pubblicato il 15 Ott 2015

Andrea Frollà

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Se c’è un settore che ha saputo seguire i rapidi cambiamenti dell’innovazione digitale è il porno e le nuove frontiere della realtà virtuale potrebbero presto confermare questo trend.

Dalle videocassette VHS ai dvd, fino ad arrivare ai siti web e allo streaming mobile la pornografia ha sfruttato le nuove tecnologie per tenere vivo il mercato e stando ai pochi dati disponibili sembra riuscito nell’obiettivo. Fra i settori capaci di generare traffico, secondo una recente ricerca elaborata dalla società informatica londinese SimilarWeb, il porno occupa infatti la settima posizione con una percentuale del 4,40% delle visite da computer. Un risultato di tutto rispetto se si pensa che la pornografia stacca settori come il gaming online, i viaggi e la finanza.

Senza calcolare che l’ultima relazione Onu del 2012 sulla pornografia aveva stimato il valore del ‘sesso online’ in 96 miliardi di dollari e introiti pubblicitari per i gestori di siti a luci rosse per 3 miliardi annui.

Nonostante gli ostacoli di natura normativa, con leggi che in alcuni paesi rendono più cara dal punto di vista fiscale la produzione di contenuti hard, e di natura culturale, il porno sembra dunque in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti degli scenari tecnologici. Per questo motivo c’è chi è pronto a scommettere che le frontiere della realtà virtuale, su cui grandi colossi come Facebook, Samsung Htc e Sony stanno già investendo risorse importanti, forniranno l’ennesimo assist al settore che si sta già muovendo in tal senso.

Startup come VrTube e VirtualRealPorn sono già al lavoro per sviluppare nuove soluzioni che integrino questa innovazione in un ambito che fa dell’esperienza dello spettatore il motore primario. Ma anche grosse compagnie dell’hard come Naughty America e Vivid hanno già avviato delle sperimentazioni in tandem con alcuni studi di produzione per valutare l’effettiva portata di questi strumenti.

“La produzione pornografica è il 40% di quella che c’era qualche anno fa e molti studi sono in difficoltà – ha spiegato al portale americano Re/Code Ela Darling, attore porno e confondatore di VrTube –. Gli utenti vogliono un’esperienza ‘umana’. Qualcosa che li aiuti a combattere la solitudine della propria vita, che li connetta con qualcuno”.

Così l’industria pornografica inizia a chiedersi: quale migliore strumento della realtà virtuale potrebbe rendere più realistica la visione di un contenuto hard? Senza calcolare che i contenuti per la virtual reality sarebbero difficilmente replicabili sul mercato della pirateria che assieme alla nascita di siti porno gratis come PornHub e YouPorn ha contributo al crollo delle vendite dei dvd hard (-40% nell’ultimo decennio).

In ogni caso, per chi già fantastica sul ‘porno virtuale’ ci sarà ancora da attendere: la realtà virtuale è ancora lontana dall’essere quel prodotto di massa su cui le compagnie di pornografia sono tuttavia già pronte a scommette il proprio futuro.

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