EMERGENZE

Da “social” a “solidale”: così la rete aiuta gli alluvionati del Chennai, India

Dalle prime ore contraddistinte da caos e utilizzo dei soli social media all’organizzazione di siti temporanei ad hoc che convogliano dati per identificare persone in difficoltà e portare soccorsi

Pubblicato il 09 Dic 2015

Giacomo Dalla Chiara

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Da una settimana lo stato indiano del Tamil Nadu è stato colpito dalla più forte perturbazione mai registrata da un secolo a questa parte. Le forti piogge hanno inondato la capitale Chennai e riempito i bacini idrici cittadini, che a loro volta scaricano le eccedenze nei fiumi già in piena. Nei primi tre giorni di pioggia l’acqua ha reso inagibile l’aeroporto e la maggior parte degli ospedali, la corrente elettrica è stata sospesa in molte aree rendendo le linee telefoniche fisse inutilizzabili. Dal 2 dicembre sono almeno 280 le vittime dell’alluvione.

Soprattutto i primi giorni, quando la macchina dei soccorsi non era ancora a pieno regime, le linee telefoniche d’emergenza erano intasate e molte persone erano rimaste bloccate in casa, molti si sono rivolti a mezzi di comunicazione “alternativi” quali social media e software di messaggistica istantanea e VoIP per chiedere ed offrire aiuto.

In poche ore, Twitter e Facebook si popolano di centinaia di richieste di soccorso: famiglie bloccate nei piani alti senza cibo o medicine da diversi giorni; persone che si sono messe in salvo ma sono a conoscenza di altre ancora intrappolate; parenti e amici che non riescono a contattare i propri cari e chiedono aiuto alla rete. Contemporaneamente, sempre attraverso il web, molte persone offrono per assistenza: ristoranti aperti 24 ore distribuendo cibo agli alluvionati, chi offre la propria casa come alloggio di emergenza, medici che postano i propri contatti online.

Mentre in un primo momento le informazioni vengono condivise in maniera caotica, diversi siti creati ad hoc hanno iniziato a raccogliere ed organizzare l’enorme mole di dati in tabelle, liste e mappe. Il sito temporaneo chennairains.org contiene oltre 1300 contatti di volontari ed oltre 3000 richieste di aiuto, la maggior parte sono state automaticamente estratte da Twitter. Skype ha reso tutte le chiamate da e per Chennai gratuite, mentre la compagnia telefonica Vodafone India rintraccia e rende pubbliche (su richiesta) le coordinate di qualsiasi dispositivo mobile che si trova nelle zone colpite. Il sito temporaneo togetherchennai.com associa così le richieste di soccorso alle offerte di aiuto dei volontari che si trovano in prossimità geografica. Il sito osm-in.github.io/flood-map, raccoglie dati sulle condizioni delle strade, riportandole automaticamente su una mappa interattiva. Il network online di medici Practo, ha raccolto e reso pubblica una lista di un centinaio di contatti di medici volontari residenti a Chennai.

Attraverso queste e molte altre iniziative online, volontari da tutto il mondo hanno raccolto e strutturato la grande mole di dati generata nel giro di poche ore e guidato una rete non ufficiale di volontari. In un primo momento, quando i canali ufficiali di emergenza non erano in piena efficienza.

Non è la prima volta che i social networks, software di messaggistica istantanea e VoIP vengono utilizzati durante disastri naturali e non. Esempi precedenti sono stati la mappatura delle emergenze durante il terremoto del 2011 in Giappone attraverso il sito ushahidi.com e la funzione di SafateyCheck di Facebook durante gli attacchi terroristici a Parigi. Il network da “sociale” diventa “solidale” e permette di dare una risposta immediata ad emergenze come quella di queste ore del Chennai, sfruttando la larga penetrazione di dispositivi mobili e raccogliendo ed organizzando miriade di informazioni provenienti da ogni singolo cittadino che si trova nell’area colpita.

Si può seguire lo svilupparsi dell’emergenza inondazione del Chennai dal giornale locale thehindu.com/news/cities/chennai.

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