IL CASO

Addio “copiata hi-tech”: le università mettono al bando gli smartwatch

Da Pescara a Londra, passando per Usa e Australia: la crociata degli atenei contro i wearable è già iniziata da tempo. Dal 2016 all’Università di Kyoto vigerà il divieto di sedersi con qualsiasi orologio

Pubblicato il 16 Dic 2015

Andrea Frollà

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Dalla cartuccera con i foglietti nascosta sotto il maglione, ai fazzoletti riempiti di formule matematiche passando per il retro della calcolatrice scientifica e la penna bigliettino. Quelli che una volta erano metodi ingegnosi per copiare durante un esame oggi sono solo dei vecchi ricordi spazzati via dalla tecnologia.

Gli ultimi dispositivi a far felice gli studenti più sfaticati sono stati gli smartwatch, gli orologi intelligenti capace di comunicare e anche navigare in Internet. Peccato che le potenzialità dei device wareable siano noti a tutti, anche ai dirigenti scolastici. Così dal 2016 gli studenti dell’Università di Kyoto non potranno più sedersi ad un esame con un orologio: nel dubbio l’istituto ha deciso di bandirli tutti, dall’Apple Watch al vecchio regalo del nonno.

Ma l’ateneo giapponese non è il primo a prendere misure drastiche contro la “copiata hi-tech”, visto che in molte università del mondo il divieto già esiste. Nell’istituto universitario del Nuovo Galles del Sud, ad esempio, durante gli esami gli orologi smart e non vanno a finire in un sacchetto di plastica sotto la sedia. Mentre a Chieti e Pescara vengono ritirati prima della prova e consegnati all’uscita. A Oxford e Cambridge ci pensano i sorveglianti, mentre negli Usa è meglio non portarlo direttamente perché il divieto è assoluto.

L’università di Kyoto è però tra le più sensibili al problema degli studenti che barano: nel 2011 all’ateneo nipponico scoppiò uno scandalo perché un giovane alle prese con l’esame di ammissione aveva pubblicato le domande su internet con lo smartphone per avere le risposte. In quel caso la decisione fu ancora più drastica del ritiro del telefono: il giovane è stato arrestato.

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