STRATEGIE

Sap, la digital transformation va in scena a Cernobbio

Da Vodafone a Valentino, passando per Trenitalia e FinecoBank: ecco come la disruption sta trasformando processi, strategie e culture. McDermott: “L’innovazione non è più una scelta, ma una strada obbligata per chi vuole restare sul mercato”

Pubblicato il 14 Mar 2016

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“L’innovazione non è una scelta e le imprese hanno di fronte a sé solo un’alternativa: andare dove vogliono i clienti, abbracciando la digital disruption prima che sia qualcun altro a imporla, oppure sparire dal mercato”. Quelli di Bill McDermott, ceo di SAP, non sono semplici slogan: “Noi per primi abbiamo dovuto intraprendere un percorso di cambiamento, e sappiamo che non è affatto facile. Ma oggi l’80% delle vendite deriva da business che ci erano sconosciuti fino al 2010”. Il super manager ha condiviso la propria vision con partner e clienti in occasione del Sap Executive Summit, che si è tenuto lo scorso week end a Cernobbio (CO). McDermott ha ribadito l’impegno del colosso tedesco del software sui nuovi fronti del Cloud e dei Business Network, con sforzi sempre più consistenti in ambito Healthcare, “dove ci attendono le sfide più grandi”, ha rilanciato McDermott. “Sia sul piano tecnologico, con l’integrazione di dati e applicazioni in real time per dare vita a una vera medicina personalizzata, che su quello delle revenue, che potrebbero non essere immediate. Ma in ballo c’è molto più del conto economico. C’è la possibilità di sconfiggere il cancro”.

Il numero uno di Sap, accolto dalla padrona di casa Luisa Arienti, non era l’unico speaker eccellente presente a Cernobbio. Da Vodafone a Trenitalia, passando per FinecoBank e Valentino, CorCom ha potuto raccogliere aspettative, testimonianze e approcci alla digital disruption di diversi player di primo rilievo dell’economia non solo nazionale. L’amministratore delegato di Vodafone Italia Aldo Bisio, per esempio, dopo aver parlato di ridefinizione della relazione dei clienti con l’azienda, in un movimento costante verso la creazione di servizi a valore aggiunto ed esperienze al 100% crosscanale abilitate dai big data, si è soffermato sugli obiettivi strategici di infrastrutturazione della Penisola. “Dieci milioni di abitazioni viaggiano ancora a 2 Mbps. Per superare il gap con gli altri Paesi, l’azione degli operatori deve estendersi anche sulle aree a fallimento di mercato, prevedendo anche partnership con Enel. Non crediamo nel doping del rame”, ha aggiunto Bisio, “che è arrivato a fine corsa. Crediamo nella fibra fino alla casa. Oggi tutti si chiedono che cosa ce ne faremo di tutta quella capacità. Ma al di là del fatto che l’offerta genera domanda, basta pensare alla rapida evoluzione dei contenuti video per capire che i 200 mega forniti dal rame presto non saranno più sufficienti”. ­­

Di investimenti pesanti (o meglio: di cura del ferro) ha parlato anche Barbara Morgante, amministratore delegato di Trenitalia, che con Sap ha avviato un progetto in chiave Internet of Things per il monitoraggio e l’analisi dei dati prodotti da speciali sensori montati sulla flotta di motrici e convogli. “L’obiettivo è superare la logica del tagliando per quanto riguarda la manutenzione dei mezzi”, ha detto Morgante. “L’altro aspetto tecnologico su cui stiamo lavorando è l’integrazione intermodale dei servizi di mobilità a corto raggio, con la creazione di un unico documento di viaggio contactless che consenta agli utenti di salire a bordo dei treni come dei mezzi su gomma del trasporto locale”.

Le comunicazioni M2M sono state al centro pure dell’intervento di Pietro Cassani, direttore generale di Sacmi, gruppo specializzato in macchinari e impianti per l’industria della ceramica, del beverage e del food. “Per chi come noi realizza processi attraverso sistemi di macchine collegate, la virtualizzazione è fondamentale. Senza contare che l’applicazione di sensori che rilevano rumori, vibrazioni e assorbimento di energia ci permettono di capire se l’hardware funziona correttamente o se ha bisogno di intervento. Il tema dell’industria 4.0 è spesso erroneamente presentato come alternativa alla old economy, ma non è così: piuttosto si integra con i processi meccanici e di automazione tradizionale. Come vedo il futuro da questa prospettiva? Credo che gradualmente i software dipartimentali scompariranno”. Mentre, sempre secondo Cassani, le soluzioni come quelle offerte da SAP si integreranno direttamente con le macchine.

“Le banche sono state uno dei settori maggiormente impattati dalla trasformazione digitale”, ha esordito Alessandro Foti, amministratore delegato e direttore generale di FinecoBank. “Se fino a poco tempo fa transazionalità quotidiana e prossimità delle filiali erano i criteri principali di scelta di un istituto, oggi i consumatori cercano qualità del servizio all’interno di un approccio multicanale. Che per noi non si traduce affatto in una strategia incentrata interamente sull’on line o men che meno sulla clusterizzazione dei clienti. “La verità”, ha detto Foti, “è che deve cambiare il mindset di chi lavora in banca, visto che la missione del settore oggi è migliorare l’efficienza del servizio digitale mantenendo una forte identità nella relazione fisica”.

Anche il mondo del Fashion sta cambiando pelle più in fretta di quanto si pensi. Per lo meno nel caso di Valentino, la cui trasformazione digitale è cominciata cinque anni fa, quando con l’introduzione degli iPad il Gruppo ha fornito al proprio commerciale le prime applicazioni per il supporto vendita in mobilità. “In ambito Commerce stiamo sviluppando un sistema integrato con la piattaforma Yoox che cerca di indirizzare l’omnicanalità, mentre sul piano dei processi interni è attiva una Intranet che digitalizza una gamma di servizi a beneficio dei dipendenti”, ha spiegato Patrizio Buda, cio di Valentino. “L’innovazione di prodotto, dalle fasi di inspiration alla realizzazione del campionario è condotta attraverso un sistema PLM (Product Lifcycle Management, ndr), mentre sul fronte ERP e HR stiamo seguendo la guida di SAP nell’adozione di soluzioni Hybrid Cloud. Il viaggio davanti a noi è ancora molto lungo”, ha precisato Buda, “ma direi che siamo già a buon punto, soprattutto considerata la media del mercato”.

Già, la media del mercato. Impossibile dimenticare che in Italia la situazione generale non è rosea come i casi sopra citati lascerebbero intendere. Specialmente il settore manifatturiero sembra arrancare in una corsa che vede la regione asiatica sempre più avvantaggiata. “Abbiamo la responsabilità di mettere al centro delle iniziative dedicate all’impresa la nuova frontiera del digital business”, ha detto Andrea Dell’Orto, vicepresidente di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, l’organizzazione che rappresenta circa 6 mila aziende lombarde attive nelle omonime aree metropolitane. “A questo scopo abbiamo innanzitutto istituito un nuovo ufficio, denominato Industria dell’innovazione, dove indirizzeremo anche insieme al Politecnico di Milano i temi dell’Industria 4.0 della digital transformation, della cyber security e della smart supply chain. La sfida”, ha concluso Dell’Orto annunciando per novembre un convegno ad hoc, “non è sviluppare competenze individuali, ma cambiare la cultura imprenditoriale”.

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