LA SURVEY

Digital disruption, aziende pronte alla sfida: mobile, cloud e IoT le armi per vincerla

Cio Survey 2016: il 43% delle imprese ha definito un masterplan e il 27% lo farà nel corso dell’anno. Maggiore interazione tra i chief information officer e i manager del marketing per accelerare la trasformazione

Pubblicato il 23 Mar 2016

Federica Meta

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Miglioramento delle performance di business e innovazione: queste le sfide concrete delle aziende per il 2016 e rilevate nella Cio Survey promossa da Capgemini Italia, Hewlett Packard Enterprise e TIM e realizzata da NetConsulting cube. Il miglioramento delle performance aziendali – incremento del fatturato, miglioramento della marginalità – è la priorità più sentita dal panel e riguarda più del 70% dei Cio delle aziende intervistate. Al secondo posto l’innovazione di prodotto/servizio per il 58% dei Cio , seguito dall’innovazione dei processi interni che sarà una priorità per il 57% delle aziende. Il focus sul cliente si traduce nella necessità di migliorarne la conoscenza (48% dei Cio), attraverso strumenti di Data Analytics, e in una revisione delle strategie di vendita con obiettivo una gestione omnichannel del cliente (43%), priorità che presuppone un processo di integrazione tra canali fisici e canali virtuali. Le priorità più sentite dalle aziende sono anche quelle in cui più forte sarà il ruolo dell’Ict.

“In uno scenario di trasformazione digitale come quello a cui stiamo assistendo, il Cio non ha più soltanto il compito di rendere i processi aziendali sempre più efficienti a costi decrescenti, ha quello di contribuire alla generazione di revenues e profitti attraverso l’introduzione di innovazioni tecnologiche funzionali al business – spiega Giancarlo Capitani, Presidente di NetConsulting cube – Questo accade se il Cio ha una vision digitale e riesce a trasferirla al suo interno, a partire dal Top Management, se riesce a fare IT in maniera diversa, a collaborare all’interno di team interfunzionali che mettano a fattor comune competenze ed esperienze diverse per co-innovare. In altri termini, un Cio che abbia la capacità di reinventarsi”.

La Digital Transformation. La Digital Disruption è un fenomeno con diverse declinazioni – tecnologiche, organizzative, relazionali, e con diversi impatti sul business: un impatto dirompente per chi pensa che crei nuovi modelli di business (oltre metà del panel) e porterà a sostituire l’attuale offerta con nuovi prodotti e servizi; aiuterà a fare meglio, in maniera più efficiente, quello che si fa già (31% dei Cio); darà accesso a nuovi mercati, offrirà opportunità di ampliamento del business attuale (14%); per il restante 3% dei Cio non influenzerà il business. Per la metà del panel è un fenomeno già in corso, per il 25% l’impatto sarà evidente entro il 2018, per i restanti è un fenomeno di più lungo periodo. Una possibile inerzia verso questo fenomeno compromette la capacità di competere (per più del 90% dei Cio) in un mercato sempre più complesso: rischio di mancata espansione del business, difficoltà a raggiungere nuovi segmenti di clientela/nuovi mercati, rischio di perdere quote di mercato e di portare avanti una gestione operativa inefficiente. Nella metà del panel è il Cio che guida la digital strategy, seguito dal Cmo (22,6%), in alcuni casi vengono costituiti Comitati Misti (13,2%) che la definiscano e ne seguano l’implementazione. Vi è consapevolezza sulla necessità di intervenire e di farlo con urgenza, con un piano organico e una vision: il 43% delle aziende ha definito un Masterplan di Digital Transformation, il 27% lo farà nel corso del 2016. Chi non prevede un Digital Masterplan (27% delle aziende) sta comunque indirizzando una serie di evoluzioni basate sui trend tecnologici del momento.

I cantieri digitali. Le tecnologie sono strumentali alla realizzazione di un percorso di Digital Transformation, su di esse si basano una serie di cantieri digitali che presuppongono cambiamenti a più ampio raggio (organizzativi, culturali, business). Con riferimento alle tecnologie su cui le aziende più stanno facendo leva:
sul Mobile si concentrano investimenti significativi: l’88% dei Cio prevede investimenti medio-elevati in quest’area. Il Mobile presenta un elevato potenziale in termini di digitalizzazione ab origine di alcuni processi, di innovazione dei servizi al cliente, di automatizzazione dei processi sia di front-office che di back-office
– il Cloud Computing oggi attira investimenti medio-elevati da parte del 76% dei Cio. Diventa una scelta necessaria se si digitalizzano alcuni processi/interazioni, viene scelto per la possibilità di liberarsi della complessità dell’IT, per esigenze di maggiore flessibilità, per velocizzare i tempi di messa in produzione di nuove applicazioni o nuovi servizi IT
– nel caso dei Big Data, investimenti medio-elevati sono previsti dal 70% delle aziende del panel, su spinta delle maggiori potenzialità che strumenti di Business Analytics, Appliance, ricerca semantica ecc. offrono per la gestione di elevati volumi di dati e informazioni con l’obiettivo di innovare il servizio al cliente, velocizzare i processi e la disponibilità di reportistica in real time, assicurare una maggiore tempestività nei processi decisionali e negli interventi sul cliente
Il Social continua ad attirare attenzione e anche investimenti: il 47,5% dei Cio prevede investimenti medio-elevati – soprattutto in ottica esterna, attraverso strumenti volti ad incrementare il livello di monitoraggio e di fidelizzazione del cliente
– L’Internet of Things si trova in una fase di passaggio da tecnologia di nicchia a tecnologia più ampiamente diffusa – il 42% dei Cio prevede investimenti medio-elevati in questo ambito, è strettamente correlato ai Big Data, ed è l’ambito su cui vengono riposte le maggiori aspettative in termini di trasformazione dei modelli di business in logica digitale.

L’impatto della Digital transformation sul CIO e sulla sua struttura. Il Cio si interfaccia con un numero ampio di interlocutori, in modo continuo e con maggiore intensità rispetto al passato. È un Cio sicuramente più vicino al cliente e al mercato perché più a contatto con le funzioni Marketing/Vendite/Gestione Clienti. Si relaziona di più con l’Organizzazione perché più frequenti sono gli interventi di revisione dei processi, di ruoli/funzioni, correlati alle evoluzioni tecnologiche. L’intensità della relazione è elevata con l’area Vendite per il 71% dei Cio, con il Marketing per il 58,9% dei Cio, con la Gestione Clienti per il 54,5% e con l’Organizzazione per il 50%. Un approccio evoluto alla Digital Transformation comporta un’evoluzione nella gestione dell’IT: il 42% dei Cio mette in discussione scelte tecnologiche e organizzative fatte in passato e adotta già un modello di IT bimodale, il 22% lo farà entro il 2016, il 14% non prevede di considerarlo. La Digital Disruption genera la necessità di nuove competenze e nuovi profili. I Cio sono consapevoli di non avere competenze adeguate in alcuni ambiti tecnologici – Data Science/Analytics (74,6%), programmazione e sviluppo Mobile (49,1%), IoT (43,6%), IT security (38,2%), Enterprise Architecture (38,2%), Cloud Computing (36,2%). Ma vanno rafforzate anche le competenze di Ict Governance (30,9%), nelle strutture di Project Management e Demand Management. Questo vuol dire che non sono sufficienti competenze tecniche, occorrono anche soft skill, come problem solving, multitasking, gestione dei rapporti interpersonali, team working.

“I risultati che emergono dalla Cio Survey sono chiari. La digital transformation non solo è una priorità ma è ormai un percorso inevitabile che permetterà alle organizzazioni di definire nuovi modelli di business per competere sul mercato. Chi ha già avviato una vera digital transformation ha di fatto raddoppiato la possibilità di crescita, redditività e customer satisfaction rispetto a chi è rimasto ancorato ai modelli organizzativi tradizionali – sottolinea Raffaella Poggio, Direttore Marketing & Communications di Capgemini Italia – Grazie a una piena mentalità digitale sarà possibile ridefinire le competenze delle persone, ridisegnare i processi e l’organizzazione e questo farà la differenza tra essere protagonisti o spettatori della rivoluzione digitale”.

Per Claudio Bassoli, Vice President Enterprise Group, Hewlett Packard Enterprise “la Digital Transformation è un asset strategico imprescindibile per perseguire il successo aziendale e mantenere capacità competitiva in un mercato sempre più dinamico, che richiede competenze e soluzioni tecnologiche innovative ma anche maggiore agilità e flessibilità. HPE è costantemente al fianco delle organizzazioni pubbliche e private per accompagnarle nel passaggio al digitale, attraverso un approccio bimodale e integrato”.

“Un messaggio emerge con particolare evidenza da questa edizione della CIO Survey: la Digital Disruption nelle aziende italiane non è solo un salto tecnologico ma una trasformazione diffusa nei processi e in tutta l’organizzazione – evidenzia Enrico Trovati, Responsabile Marketing Ict Solutions & Service Platforms di Tim – Un percorso che non può limitarsi alla semplice adozione di strumenti più moderni, puntando piuttosto ad un loro sviluppo integrato. Fondamentale è quindi dotarsi di infrastrutture “di base” adeguate (collaboration, unified communication, cloud transformation) e far maturare le tematiche di condivisione e mobilità. L’impegno di Tim per favorire la digitalizzazione delle imprese prosegue sia attraverso un importante piano di investimenti, non solo su fibra ottica e Lte ma anche sulle infrastrutture di data center, sia attraverso lo sviluppo di piattaforme di servizio grazie alle quali system integrator, sviluppatori di nuova generazione e giovani start up possano accelerare questo incalzante percorso di trasformazione”.

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