Ibm, il super robot Watson trova casa all’Expo di Milano

Renzi ufficializzerà l’accordo con Big Blue durante la sua visita a Boston. Investimento da 150 milioni di euro e 600 posti di lavoro nella cornice del progetto “Human Technopole”

Pubblicato il 30 Mar 2016

A.S.

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Ibm creerà a Milano, nell’area dell’Expo, la sua unità per sviluppare e distribuire in Europa applicazioni specifiche di Watson, il supercomputer reso celebre 5 anni fa dalla vittoria nel telequiz Jeopardy, continuamente sviluppato e oggi utilizzato soprattutto in medicina, per la diagnosi del cancro, e nella pubblica amministrazione. Un investimento da 150 milioni di dollari e 600 posti di lavoro che dovrebbe inquadrarsi nel progetto “Human Technopole” lanciato da Renzi a novembre. Ad anticipare la notizia è il Corriere della sera, presentando la trasferta negli Usa del presidente del Consiglio, iniziata ieri in Nevada, a Fallon, per la visita all’impianto geotermico Stillwater di Enel, che lo porterà nei prossimi giorni a Chicago, Boston e Washington.

In una parte dell’area lasciata libera da Expo Milano 2015, aveva annunciato Renzi a novembre, sorgerà un “centro di eccellenza per la genomica e i big data”, su cui il Governo ha deciso di investire 1 miliardo e mezzo di euro in 10 anni. Il premier aveva presentato l’Idea al Piccolo Teatro di Milano, sottolineando che l’Italia “può essere meglio della Germania”, e che Milano “può essere la locomotiva d’Europa”.

Dall’area che nel 2015 ha ospitato l’esposizione universale Renzi immagina che nascano “tanti fuochi che diano la scintilla della ripartenza” a cominciare dal progetto “Italia 2040”, che ha l’obiettivo di trasformare il Paese in un “leader mondiale delle tecnologie per la qualità della vita, con un centro a livello mondiale che affronti insieme il tema della genomica e dei big data applicati a cancro, nutrizione e tecnologie per la sostenibilità”, a cui lavoreranno più di 1.500 ricercatori.

Un progetto varato dall’Iit di Genova, presentato in 25 cartelle in inglese dal titolo provvisorio “Human technopole. Italy 2040”: un polo internazionale di ricerca e tecnologia applicata, dedicato all’alimentazione e a tutte le competenze che possono essere utili per l’allungamento e il benessere della vita. Per guidare il polo è stato scelto l’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia, una fondazione di diritto privato finanziata dal governo, a capo del quale dal 2005 c’è Roberto Cingolani, fisico 53enne di fama mondiale. Ad affiancare l’Iit ci saranno anche l’Institute for international interchange di Torino, il cui presidente è un altro fisico, Mario Rasetti, 74 anni, tra i maggiori esperti di Big data, e la Edmund Mach Foundation di Trento, centro di eccellenza per la ricerca e la formazione in campo agricolo, alimentare e ambientale, guidata dall’agronomo 54enne Andrea Segré.

Tra le cinque aree di lavoro su cui si concentrerà l’attività del polo, quindi, uno riguarda la medicina di precisione, integrando la genomica e la Big data analysis per sconfiggere cancro e malattie neurodegenerative. Le altre quattro sono le tecnologie per il welfare e per fronteggiare l’invecchiamento; le tecnologie multidisciplinari per l’alimentazione, la nutrizione, l’agronomia; i materiali sostenibili, le nanotecnologie verdi, il confezionamento del cibo, ciclo dell’acqua e gestione dei rifiuti; e infine le soluzioni innovative per preservare e valorizzare il patrimonio culturale e artistico dell’Italia.

Sei i distretti che si prevede possano impegnare a regime circa 1.600 scienziati, con il contributo delle imprese interessate e l’obiettivo, tra gli altri, di dare vita a startup ad alta specializzazione: genomica; neurogenomica; nutrizione; modelli matematici e scienza dei dati; bioinformatica; impatto socioeconomico.

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