IL CASO

Buono Zara da 150 euro: la truffa via Whatsapp per rubare dati agli utenti

Rubrica contatti, numeri di cellulare e altre informazioni personali nel mirino degli hacker che attraverso un finto sondaggio e la “promessa” di un buono da spendere presso i punti vendita della catena di abbigliamento, hanno messo in atto una “catena” che ha coinvolto migliaia di persone. Rossetti (AssoCsp): “Promozioni ingannevoli non vanno tollerate”

Pubblicato il 28 Apr 2016

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Entrare in possesso di più dati personali possibili, generalità, rubrica di contatti e altre informazioni dettagliate fino al numero del cellulare, sfruttando la pervasività di Whatsapp e il brand Zara. Questo l’obiettivo alla base del sondaggio-truffa studiato ad hoc per circolare su Whatsapp e promuovere la (finta) ricezione di un buono sconto del valore di 150 euro da spendere presso i punti vendita della catena di abbigliamento Zara, semplicemente rispondendo a una serie di semplici domande e fornendo, per l’appunto, i propri dati nonché l’autorizzazione ad accedere ai contatti in rubrica.

Il messaggino fatto circolare attraverso una sorta di catena di Sant’Antonio – fra le condizioni alla base della ricezione del buono l’invio di un messaggio a un tot numero di persone amiche, sempre via whatsapp – è correlato ad un link che conduce ad una pagina Internet pre-impostata per la compilazione dei dati. Un gioco da ragazzi, ai danni degli utenti finali (non è escluso che fra le maglie del messaggio si nasconda un virus), del brand di abbigliamento Zara e di Whatsapp, che fra l’altro sta diventando sempre di più veicoli di messaggi “indesiderati” a partire da quelli promozionali.

“Non siamo certo di fronte al primo caso di comunicazione ingannevole veicolata su web, instant messaging o social network – afferma Raffaele Rossetti, Presidente di AssoCSP, l’Associazione dei Content Service Providers – che, catturata l’attenzione dell’ignaro utente, propone poi una pagina di sottoscrizione di servizi in abbonamento con addebito sul proprio conto telefonico. Fortunatamente, il flusso introdotto ad ottobre 2015, che prevede un doppio click di conferma in due diversi momenti da parte dell’utente per sottoscrivere un servizio, ha impedito il dilagare del fenomeno, limitandone fortemente l’impatto negativo”. L’Associazione nel dissociarsi e condannare le pratiche scorrette nei confronti dei consumatori, auspica che tutti i soggetti della filiera di questo mercato si adeguino e svolgano la propria attività nel rispetto di tali regole verso i consumatori. “Proseguiremo con tutti gli accertamenti – sottolinea Rossetti – per far sì che queste promozioni ingannevoli non vengano più tollerate”.

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