SHARING ECONOMY

Airbnb, addio al business su Berlino?

Il Tribunale respinge il ricorso dell’azienda contro la legge che proibisce l’affitto per brevi periodi. Le autorità municipali stimano che 15mila appartamenti non siano più a disposizione dei residenti con conseguente aumento dei prezzi

Pubblicato il 08 Giu 2016

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E’ legale affittare la propria casa per brevi periodi? Non a Berlino, dove l’amministrazione cittadina ha messo di fatto al bando i servizi di home sharing come Airbnb dichiarando illegali gli affitti di meno di due mesi: chi infrange la regola rischia multe fino a 100.000 euro. I proprietari possono fare richiesta di uno speciale permesso ad affittare casa a breve termine, ma le autorità cittadine hanno detto chiaramente che bocceranno il 95% delle domande.

E oggi il “no” della città è stato ribadito dal Tribunale che ha respinto il ricorso della società al regolamento, stabilendo dunque che della municipalità è costituzionale. Si tratta di una sentenza che avrà ripercussioni sui servizi della sharing economy anche al di là della capitale tedesca.

Il braccio di ferro arriva a pochi giorni dall’appello della Commissione europea agli Stati membri a non erigere ostacoli o veri e propri bandi contro le realtà emergenti della sharing economy, non solo nel campo degli affitti ma anche in quella dei trasporti cittadini, facendo valere regole che sono ormai obsolete.

Airbnb e altre aziende dell’home-sharing, come Wimdu di Rocket Internet, hanno chiesto il parere legale dell’ex capo della corte costituzionale di Berlino, Helge Sodan, dopo il bando emesso dalla città. Sodan ha esaminato il regolamento, lo ha definito “incostituzionale” e ha preparato l’esposto.

Airbnb, il cui sito Internet elenca 11.700 appartamenti a Berlino, riporta oggi Reuters, non si è unita ufficialmente alla causa ma la segue da vicino perché, come ha riferito un portavoce della società, il verdetto potrà avere conseguenze sulle sue attività.

Da dove nasce il divieto imposto dalla capitale tedesca? Le autorità municipali di Berlino stimano che un totale di 15.000 appartamenti non sono più a disposizione dei residenti e sono invece usati per gli affitti a breve termine per i turisti. La conseguente penuria di case da affittare per lunghi periodi e l’aumento dei prezzi degli affitti ha costretto i regolatori, dice l’amministrazione, a imporre il bando.

Da parte loro le società dell’home-sharing sostengono che Berlino usa le nuove regole per coprire l’incapacità strutturale della capitale a fornire alloggio per tutti i suoi residenti; così Airbnb e le altre sono diventate il “capro espiatorio”.

La sentenza non avrà conseguenze legali vincolanti per le altre città tedesche; tuttavia, gli esperti pensano che ci saranno ripercussioni ovunque, anche nel resto d’Europa, dove tutte le città cercano di trovare un equilibrio tra gli interessi del turismo e quelle dei residenti.

“Le città europee si osservano a vicenda per vedere come si comportano le altre e capire che tipo di regole sono possibili”, osserva Gracia Vara Arribas, avvocato che fornisce consulenza all’Ue sulla sharing economy. “Il verdetto di Berlino avrà sicuramente un impatto”.

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