EVENTO ERICSSON

Digital transformation, così va orientata la sfida per il mercato del lavoro

Il ministro del Lavoro Poletti all’evento Ericsson: l’Italia deve abbracciare le opportunità, non difendere le posizioni acquisite. Gasparri: “L’Italia sa creare lavori sostitutivi”. Rai e Poste Italiane raccontano come si sono digitalizzate

Pubblicato il 06 Lug 2016

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Trasformazione digitale e crescita sostenibile al centro del primo Panel che, nell’ambito dell’evento “Giovani, Innovazione, Crescita – Obiettivo n. 8” organizzato da Ericsson oggi presso il Senato della Repubblica, ha messo a confronto Giuliano Poletti, Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Luisa Todini, Presidente di Poste Italiane, Maurizio Gasparri, Vicepresidente del Senato della Repubblica, e Valerio Zingarelli, Chief Technology Officer Rai.

Un messaggio arriva chiaro dai quattro speakers: l’Italia non deve temere il cambiamento, ma che il cambiamento sia in atto è innegabile e nascondere la testa sotto la sabbia non ci aiuterà a recuperare il divario digitale né a offrire ai nostri giovani quelle opportunità di lavoro e occasioni per fare innovazione di cui hanno bisogno non solo le nuove generazioni ma le economie intere.

Uno studio americano indica che il 47% lavoratori potrebbe essere sostituito tra dieci anni dalle macchine; il Ceo di Ericsson Hans Vestberg ha sottolineato che in Europa nel 2030 il 90% dei lavori richiederà competenze digitali: di fronte a questi dati il ministro del Lavoro Poletti ha osservato che l’Italia non deve più fingere che il cambiamento non esista, per paura del nuovo: “Le competenze non solo cambiano, ma alcuni lavori spariscono e la classe dirigente in passato ha commesso l’errore di cercare di difendere il vecchio in un mondo che cambia velocemente”. Il compito della politica – e degli imprenditori – è invece anticipare e accompagnare i trend e i cambiamenti, prima che si producano le conseguenze più rovinose. Pensiamo alle tante file di desk di compagnie aeree negli aeroporti ormai inattive a causa dell’avvento del check-in online (un’evoluzione prevedibile, ha sottolineato il ministro), pensiamo anche, ha detto Poletti, “al fatto che in Italia occorrono tre anni per regolamentare un’app per tablet quando fra tre anni quella app o addirirttura i tablet potrebbero non esistere più”.

“Noi dobbiamo costruire una risposta oggi per evitare la paura dei cambiamenti, perché la storia è questa, un conflitto tra rendite e opportunità e noi dobbiamo lavorare per costruire le opportunità, non per difendre le rendite”, ha continuato Poletti. Per i giovani e il lavoro, il governo ha messo in campo tante iniziative, come l’alternanza scuola-lavoro o il programma “Crescere in digitale“, e anche l’introduzione di giovani specializzati in hitech nelle Pmi, nelle aziende agricole o artigiane. Una grande sfida sarà portare forza lavoro giovane con competenze digitali nella PA, dove l’età media dei dipendenti è alta: “Nelle comunità il mix di generazioni è sempre vincente”, ha concluso Poletti.

Un’azienda storica italiana come Poste (è nata nel 1862) è il tipico esempio di una trasformazione digitale condotta con successo, come ha raccontato la presidente Todini: il core business è sempre “unire le persone” e “anticipare i loro bisogni” (sono 34 milioni i clienti di Poste in Italia), ma questo avviene sempre meno recapitando lettere e cartoline (che rappresentano solo il 5% del fatturato di gruppo) e sempre più tramite servizi innovativi: Poste è leader nel transaction banking e nelle carte prepagate, ha servizi assicurativi e telefonici, ha fatto grandi investimenti in Ict, sicurezza e formazione dei dipendenti, per abbracciare il digitale. Così oggi c’è il “postino telematico” che arriva a casa col Pos, si prenota il turno all’ufficio postale da Internet, si accede a una molteplicità di servizi e applicazioni mobili targati Poste. “Solo il 5% dei nostri dipendenti ha meno di 40 anni ma abbiamo intenzione di investire di più sui giovani, mentre le donne hanno storicamente grande spazio alle Poste e rappresentano il 53% del nostro personale”, ha concluso la Todini.

Sulla capacità del sistema-Italia di fronteggiare i cambiamenti occupazionali portati dalle nuove tecnologie si è detto ottimista il vicepresidente del Senato Gasparri: “L’Iitalia ha sempre creato attività sostitutive e sa creare lavori nuovi”, ha detto; “il vero problema è che l’utenza a volte è in ritardo rispetto alle possibilità che esistono, persiste una diffidenza verso home banking, e-commerce, uso della carta di credito online, diffidenza che le generazioni nuove non hanno”. La poltica dunque deve “gestire le fasi di transizione, spiegare e accompagnare i cambiamenti sul mercato del lavoro trovando l’equilibrio tra misure rivoluzionarie e la necessità di preservare i consensi, che per i poltiici sono come il fatturato per le aziende private”. Gasparri è intervenuto anche sul tema della banda larga: “La situazione è cambiata in meglio, anche nelle zone a minor redditività, grazie all’intervento pubblico pubblico”, ha detto, aggiungendo però che in Italia si è creata una situazione in cui si affiancano la rete dell’incumbent (“che forse andava aperta di più”) e quella di nuova realizzazione e “Alla fine qualcuno deve pagare il conto e intanto si devono evitare duplicazioni e sovrapposizioni”.

Del futuro dei media e della capacità della Tv di reggere all’impatto dell’innovazione digitale ha parlato il Cto della Rai Zingarelli ricordando che anche le start up più disruptive hanno bisogno degli “oggetti di sempre”: Airbnb, Uber, Amazon non possiedono direttamente camere, macchine e libri ma ne hanno ugualmente bisogno. Le vecchie cose non spariscono, dunque, ma certamente cambiano i modelli di business e il digitale, o l’immateriale, diventa preminente. In Italia il 90% della fruizione di contenuti si fa ancora sulle frequenze radiotelevisive e sui televisori, per quanto nuovi o smart, e gli spettatori delle grandi reti Tv nazionali hanno un’età media molto alta. “La sfida è far emergere le generazioni giovani, parlare il loro linguaggio”, ha detto Zingarelli, “anche nelle interfacce di distribuzione e nell’interattività: bisogna introdurre queste novità nel mondo televisivo, anche italiano. I giovani vogliono guardare i contenuti su molteplici device, dagli smartphone agli occhiali 3D, vogliono contenuti personalizzati, vogliono interagire”. Anche per questo i media guardano con attenzione alla banda ultra-larga e al 5G: la pluralità delle reti di distribuzione dei contenuti sarà essenziale per l’evoluzione dei media capaci di parlare alle giovani generazioni.

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