INDUSTRIA 4.0

Pileri: “Iot determinante per trainare la trasformazione digitale industriale”

Numerose le aree in cui il nostro Paese è già un’eccellenza, a partire dall’automotive. Ma la questione dell’interoperabilità delle piattaforme è centrale. L’operaio del futuro? Sarà un ingegnere di processo. E non si perderanno posti di lavoro se saremo bravi a riconvertire gli skill

Pubblicato il 15 Lug 2016

Mila Fiordalisi

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È l’Internet of things una delle “nuove” aree di business di Italtel. La società guidata da Stefano Pileri ha investito in una serie di progetti e attività in nome dell’Internet delle cose e, a tre anni dal lancio delle prime iniziative, nel 2015 ha messo a segno i primi risultati di business. Il fatturato complessivo, a quota 440 milioni nel 2015, quest’anno – secondo le stime dell’azienda – punta a un 5% in più e saranno proprio le attività Iot a segnare le maggiori performance di crescita (due milioni di ricavi la stima per fine 2016). “Abbiamo attivato diversi progetti, anche in consorzio con enti terzi– racconta Pileri a CorCom – e nei nostri laboratori di ricerca a Palermo abbiamo messo a punto una piattaforma che trova applicazione in ambiti diversi come energy, logistic, e-health, industry 4.0, smart cities e il controllo delle infrastrutture civili”.

Pileri, quali sono le prospettive sul mercato italiano?

L’Italia si gioca una partita importante perché ci sono numerose aree in cui il nostro Paese rappresenta già un’eccellenza. Nell’automotive si aprono prospettive interessanti legate alle assicurazioni il cui business model si trasformerà proprio a seguito della diffusione della sensoristica di bordo e della connettività. Il lighting, il parking e la gestione dei rifiuti sono tre aree chiave nell’ambito dei progetti di smart city in cui si sta già facendo molto e anche noi come Italtel siamo molto impegnati. Un’altra area interessante riguarda le vending machine: qui la sfida sarà creare piattaforme software che siano estremamente flessibili per supportare i numerosi standard tecnologici fino a quando non si troverà uno standard universale, se si troverà. Altra frontiera è il cosiddetto fog computing.

Fog computing? Di cosa si tratta?

Nel momento in cui i sensori saranno nell’ordine dei miliardi non sarà più conveniente centralizzare tutti i dati a livello cloud ma bisognerà utilizzare parte dei dati in loco, in una sorta di “nebbia”, al di sotto della “nuvola” per consentire a miriadi di informazioni di distribuirsi al meglio nelle reti e di essere recuperati e gestiti con maggior velocità.

E come faranno tutte queste informazioni a parlare fra loro?

La questione dell’interoperabilità delle piattaforme è centrale e per questo è necessario aprirsi ai vari standard per consentire alle varie applicazioni già sul mercato e a quelle che verranno di “parlare” fra loro. Altrimenti sarà impossibile far decollare l’Internet of things.

Su cosa sarete impegnati quest’anno?

Alcuni mesi fa abbiamo vinto una gara da diversi milioni di euro per il monitoraggio dei siti e delle centrali di un grande operatore internazionale. È una gara importante che riguarda il controllo delle stazioni di energia, dei gruppi elettrogeni, gli impianti di condizionamento e free cooling, gli allarmi di sicurezza e ambientali. Le nostre tecnologie non solo consentiranno di tenere tutti gli impianti sotto controllo ma anche di attivare e disattivare gli impianti stessi ad esempio in caso di malfunzionamento e quindi di avviare mirate attività di manutenzione.

L’Internet of things è alla base della rivoluzione Industria 4.0. Come cambieranno le fabbriche?

L’Iot è un mercato che in Italia ha registrato nel 2015 una crescita del 30% rispetto al 2014: un ecosistema in grado di trainare anche la trasformazione competitiva digitale dell’industria in ottica di Industria 4.0. In una fabbrica 4.0 l’IT è di fatto connesso con le operation technologies, le OT. L’operaio del futuro è un operaio di processo, anzi un ingegnere di processo. E se è vero, come sostengono molti esperti, che si perderanno posti di lavoro tradizionali, è anche vero che se saremo bravi a riconvertire le figure allora il bilancio sarà positivo. La digitalizzazione portata da Industria 4.0 è il modo con cui le aziende italiane possono rispondere alla sfida della globalizzazione: migliorando la produttività e recuperando la competitività sui mercati internazionali.

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