IL CASO

A Torino pasticcio wi-fi, Appendino (M5S): “Ridurre impianti”, poi corregge

Nel piano della neo sindaca la “riduzione di tempo e quantità delle emissioni e degli impianti allo stretto necessario” contro l’inquinamento elettromagnetico e a difesa della salute. Ma poi corregge il tiro su Twitter: “Mai detto che il wi-fi è dannoso”

Pubblicato il 21 Lug 2016

Andrea Frollà

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Wi-fi no. Anzi si. O meglio sì, ma solo per lo stretto necessario. Il programma che arriverà al Consiglio comunale torinese la settimana prossima, firmato dal neo sindaco di Torino, Chiara Appendino, avanza l’ipotesi di spegnimento di alcuni impianti wi-fi, a partire da quelli nelle scuole, per motivi di inquinamento elettromagnetico e quindi di salute.

“Siamo consci anche che quando si parla di inquinamento ci sia da considerare anche quello elettromagnetico”, si legge a pagina 23 del testo, dove si spiega che bisognerà “ridurre il tempo e la quantità delle emissioni in modo che sia garantita la connettività per lo stretto necessario”. Inoltre, si legge ancora, “ove sarà possibile chiederemo di ridurre il numero di singoli impianti o emittenti, riducendole al numero strettamente necessario a garantire la copertura e/o la connettività dei dispositivi mobili”. Perché, spiega il sindaco nel suo programma, “abbiamo a cuore la salute, l’ambiente ma anche lo sviluppo dei sistemi di connessione alla rete”.

In realtà, il wi-fi e la salute hanno poco a che fare visto che, spiega Alessandro Vittorio Polichetti sul portale dell’Istituto superiore di sanità di cui è primo ricercatore, “non ci sono evidenze scientifiche di danni alla salute dei campi elettromagnetici a radiofrequenza generati dai sistemi wireless, né è stato identificato alcun meccanismo di interazione con il corpo umano che li possa far prevedere”. Ricordando anche i promemoria dell’Organizzazione mondiale della sanità in materia, Polichetti sottolinea quindi che “non esiste quindi nessuna base logica per raccomandare distanze limite dalle sorgenti (siano queste il computer o il router), o per limitare il tempo di esposizione”. Anzi, aggiunge, “Raccomandazioni del genere potrebbero anzi essere interpretate come un’ammissione di rischio e creare preoccupazioni ingiustificate“.

Sono bastate poche ore dalla pubblicazione del programma per far montare la polemica su Internet e sui social. Appendino si è affrettata a chiarire su Twitter: “Si tratta di eliminare le emissioni superflue riducendo tempo e/o quantità delle emissioni in modo che sia garantita la connettività”. Non a caso, il sindaco di Torino ha anche voluto specificare: “Non ho mai detto che il wi-fi è nocivo“. In ogni caso, dopo il caso del sindaco di Borgofranco, in provincia di Ivrea, che aveva deciso di staccare i router nelle scuole perché dannosi, un altro sindaco pentastellato potrebbe dunque spingere sul pulsante off. Lo spegnimento degli impianti di connessione Internet suonerebbe come un grande paradosso per un partito che sulla Rete ha costruito le proprie fortune e che per la libertà e l’utilizzo di Internet ha lanciato nel corso degli anni diverse crociate.

Quella sullo spegnimenti di alcuni impianti è la seconda proposta del sindaco M5s che in pochi giorni ha fatto discutere. La prima è stata quella legata alla volontà del governo a 5 stelle di “promuovere la dieta vegetariana e vegana su tutto il territorio cittadino, come atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente, la salute e gli animali“. Insomma, più verdura e meno web?

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