LO SCONTRO

Diritti connessi, scontro Rai-Fonografici: 1,2 mln la posta in gioco

La tv pubblica non paga dal 31 dicembre 2015 il copyright per la musica che passa sulle sue reti. La società che gestisce il copyright non molla la presa: “Rispetto delle norme fondamentale per il mercato musicale”. Chiamato in causa anche il Dipartimento dell’Editoria che replica: “Non abbiamo nessuna autorità sulla Rai”

Pubblicato il 29 Ago 2016

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È scontro tra il Consorzio fonografici (Scf) e la Rai. Come ricorda Il Fatto Quotidiano la Rai ha smesso di saldare a Scf le spettanze per il passaggio dei brani musicali sulle proprie reti a partire dal primo gennaio 2016. Il Consorzio nel giugno del 2013 aveva firmato con la Rai un contratto per l’utilizzazione da parte della tv di Stato del patrimonio musicale e di videoclip amministrato dallo stesso Scf.

Il contratto è scaduto il 31 dicembre scorso e le due parti hanno immediatamente iniziato le trattative per un rinnovo della convenzione. In tale occasione il Consorzio aveva chiesto alla Rai di mettersi in regola con le nuove norme di legge del maggio 2014 sulla rendicontazione dei diritti musicali, come da raccomandazione pubblica dello stesso Dipartimento dell’Editoria di Palazzo Chigi.

Ma, come racconta al Fatto Quotidiano Enzo Mazza, presidente del Consorzio: “Con nostro grande stupore, da mesi la Rai ha dichiarato di non poter accogliere la nostra richiesta per non meglio precisate ragioni di carattere tecnico e organizzativo”.

Il 2 maggio Scf si è rivolta direttamente a Campo Dall’Orto con una lettera con la quale si chiedeva il pagamento delle somme dovute per la musica che la Rai continuava a mandare in onda. Il Consorzio ha inoltre spiegato che il rispetto delle norme sui diritti connessi è fondamentale per il mantenimento dell’industria musicale e per lo stesso Scf, che è a sua volta tenuto a rendicontare e pagare i diritti ai propri associati.

Dalla Rai era giunta qualche assicurazione informale che il problema sarebbe stato in qualche modo affrontato. Ma poi non è seguito alcun fatto concreto. Un nuovo sollecito scritto del Consorzio, che porta la data del 21 giugno, non ha ottenuto la minima risposta dalla Rai, se non un paio di letterine generiche arrivate proprio questa settimana, e il tutto mentre l’azienda continua a non pagare il Consorzio dal primo gennaio scorso.

A luglio il presidente Mazza aveva scritto anche al Dipartimento per l’Editoria di Palazzo Chigi per fare il punto sul contenzioso con Viale Mazzini, per lamentare le inadempienze di Campo Dall’Orto e chiedere il versamento delle somme dovute.
“La normativa vigente – ha risposto il Dipartimento guidato da Luca Lotti – non attribuisce al Dipartimento per l’editoria e l’informazione della Presidenza del Consiglio dei ministri alcun potere ispettivo o sanzionatorio nei confronti degli utilizzatori per quanto concerne i rapporti tra questi ultimi e le imprese che svolgono attività di amministrazione e di intermediazione dei diritti connessi”.

Per capire meglio la posta economica in gioco è utile spulciare i dati di bilancio di Scf, i quali mostrano che nel 2015 i diritti connessi hanno raggiunto i 53,2 milioni di euro, con un incremento del 40% rispetto all’anno precedente. Per Mazza, il contenzioso con Viale Mazzini sposterebbe parecchi soldi: “Nel 2016 Rai varrebbe 1,2 milioni di euro e peserebbe per l’11% sul totale del broadcasting (10,6 milioni di euro). La Rai è un’importante azienda di contenuti e anche gli ultimi annunci sul fronte musicale provano che la musica è centrale nella strategia del broadcaster pubblico. Non è tuttavia tollerabile che l’azienda di Stato non paghi i diritti musicali dovuti a imprese e artisti”.

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