Caso Apple, l’Irlanda farà appello contro la decisione Ue

Il Governo di Enda Kenny prepara lo scontro frontale con la Commissione Europea sui 13 miliardi di tasse non versate dall’azienda che intanto incassa la difesa di Angela Merker. Vestager: “Non voglio rendere la vita difficile alle imprese. Ma bisogna pagare il giusto”

Pubblicato il 02 Set 2016

Andrea Frollà

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Il governo irlandese è pronto a fare appello contro la decisione della Ue, che ha chiesto a Dublino di recuperare da Apple 13 miliardi di tasse non versate. Ne è convinto il Financial Times, secondo il quale la mossa è stata sostenuta soprattutto dai ministri con più peso all’interno dell’esecutivo del premier Enda Kenny. Scongiurato dunque il rischio spaccatura nell’esecutivo, come paventato ieri da indiscrezioni della stampa irlandese. La prossima settimana il Parlamento si riunirà per discutere dell’Apple affaire.

Sul caso torna anche la Commissaria Margrethe Vestager, che da un convegno sulla fiscalità a Copenhagen spiega: “Non voglio rendere la vita difficile alle imprese responsabili che pagano la loro giusta quota di tasse”. Difendendosi dalle accuse ricevute dopo il verdetto Ue, tra cui quelle sonanti di Neelie Kroes, ex Commissaria europea alla concorrenza e all’agenda digitale ora membro di uno dei board di Uber, Vestager dice di “volersi assicurare che tutti abbiano un’uguale possibilità di successo” sul mercato.

La Commissione, ricorda, “non è un’autorità fiscale, e non stiamo cercando di diventarlo”. Nel caso di Cupertino, sottolinea, a porre problema è stata “la metodologia di allocare i profitti all’interno della stessa società” e l’attribuzione di questi ultimi a “uffici capo” esistenti solo su carta “completamente non in linea con la realtà economica”.

Sulla decisione dell’Unione europea, e in particolare sui rischi per gli investimenti in Europa avanzati oggi dal cfo di Apple, Luca Maestri, si è espressa anche la cancelliera tedesca Angela Merkel. Durante il bilaterale Italia-Germania di Maranello, riporta Repubblica, Merkel ha parlato al premier Matteo Renzi di “batosta, oltretutto retroattiva” che potrebbe mettere a rischio gli investimenti delle multinazionali nell’Ue, ma anche in una “opportunità straordinaria” per Paesi extra Ue per attirare i colossi spaventati dal verdetto della Commissione.

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