IL REPORT

Stream ripping, il nuovo spauracchio per la musica: metà degli under25 ascolta e scarica

I servizi di Spotify & Co. sono in crescita e un terzo dei giovani paga normalmente. Ma il 49% dei ragazzi fra i 16 e i 24 anni usa metodi illegali di download. I dati del rapporto Ipsos

Pubblicato il 13 Set 2016

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Lo streaming audio in abbonamento sta conquistando i giovani. Un terzo di loro paga per avere servizi come Sportify & Co. Ma la metà degli under 25 usa i servizi di ripping. È quanto emerge dal report The Music Consumer Insight Report 2016, condotto da Ipsos per esaminare i comportanti dei consumatori in 13 tra i mercati musicali leader nel mondo. La ricerca presenta dei focus relativi al cambiamento nei comportamenti dei consumatori e fornisce degli insight di valore su questioni prioritarie attualmente per l’industria musicale, come il “value gap”.

Innanzitutto c’è da rilevare che i servizi di streaming audio in abbonamento stanno crescendo: il 71% degli utenti online tra i 16 e i 64 anni accedono ai servizi di musica online, ed i servizi in streaming stanno diventano più popolari tra i giovani sotto i 25 anni. Un terzo dei giovani tra i 16 e i 24 anni paga normalmente per i servizi di streaming audio.

Fra i servizi online più utilizzati, YouTube è quello più utilizzato: l’82% di tutti i visitatori lo usa per ascoltare musica. Inoltre, sottolinea Ipsos la quantità di persone che utilizzano YouTube per consumare musica che conoscono è maggiore di quella che lo usa per ricercare nuovi contenuti. C’è poi il tema della violazione del copyright, che rimane un problema significativo: il 35% degli utenti online accede a musica tramite servizi illegali. In particolare, il 49% degli utenti tra i 16 e i 24 anni ricorrono a servizi di ripping. Ossia questi servizi che permettono di scaricare una canzone incollando il link del sito dove è ospitata la tracci audio.

I giovani sono altamente coinvolti nel consumo di musica: 82% degli utenti tra i 13 e i 15 anni ascolta musica tramite servizi di streaming legali e la maggior parte di questi è disposta a pagare per acquistare musica. A fare da traino al music streaming è soprattutto il mobile, con gli smartphone che stanno acquistando spazio sostituendosi al computer come device più utilizzato per la fruizione musicale, sopratutto nelle nazioni più sviluppate. Gli utenti paganti per i servizi di streaming audio sono particolarmente inclini all’ascolto di musica via smartphone.

“Da questa ricerca emergono numeri valori positivi per la musica in Italia e nel mondo: i servizi di streaming in abbonamento stanno rivoluzionando le abitudini di ascolto e fruizione musicale e c’è una risposta positiva all’offerta presente sul mercato – commenta Enzo Mazza, ceo della Fimi (Federazione industriale musica italiana) -. Al cuore di questo cambiamento ci sono le aziende discografiche e gli investimenti che stanno compiendo nel settore digitale per supportare la creazione di sistemi sempre più innovativi di creazione e diffusione della musica”.

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