Mobile payment tra wallet e P2P: la chiave è l’interoperabilità

Al convegno CorCom-Pagamentidigitali.it sul tavolo la questione delle regole (frammentate) e dell’usabilità (serve uno standard). Fondamentale il ruolo della PA. Fra i player avvantaggiate le telco

Pubblicato il 22 Set 2016

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Evoluzione del mobile payment tra wallet e instant al centro della seconda tavola rotonda nell’ambito dell’evento CorCom sulla Digital Payment Revolution.

“Ci sono tante start-up che sviluppano tecnologie per abbreviare i tempi di pagamento o per agire come information provider ma occorre lavorare meglio su regolazione e responsabilità e le modalità di indentificazione”, ha chiarito l’Avv. Massimiliano Nicotra, Professore Facoltà di Economia, Università di Roma “Tor Vergata”, aprendo la tavola rotonda (anche su #socialwall) moderata da Mauro Bellini, Direttore Responsabile di PagamentiDigitali.it. “Su SPID però devo dire che è ottimo per l’autenticazione forte; è vero che va a rilento ma ancora mancano molti servizi e l’adeguamento di tutte le PA. Ciò che va sanata ora è la pletora e frammentazione di regole e sistemi che a volte non tengono conto di buone regole e sistemi già esistenti”.

Il quadro normativo della PSD2 è importante perché dà maggiori chiarimenti sul ruolo delle telco come fornitori anche di servizi di pagamento: “Siccome le telco forniscono non solo la transazione ma un valore aggiunto sono esentate dall’obbligo della richiesta di autorizzazione a operare nel settore e lo stesso vale per i servizi fatturati in bolletta”, ha indicato Nicotra: ciò non solo apre un mercato enorme ma le tlc partono con un vantaggio sui temi della sicurezza e dell’identità: “L’operatore telecom è avvantaggiato rispetto ad altri player perché già identifica l’utente quando rilascia la Sim Card”. Tuttavia, se è bene definire i ruoli e le competenze di ciascuno, “la normativa che crea una regola specifica per ogni ambito, visto che iil settore coinvolge player di industrie diverse, può diventare pesante e rallentare l’innovazione”.

La Pubblica Amministrazione ha un ruolo chiave per far decollare i pagamenti digitali. Il Consorzio CBI ha in questo campo un’importante collaborazione con Agid, come illustrato da Fabio Sorrentino, responsabile Standard del Consorzio CBI. Il Consorzio CBI definisce in ambito cooperativo le regole e gli standard tecnici e normativi del “Servizio CBI”, del “Servizio CBILL” e dei servizi di Nodo e gestisce l’infrastruttura tecnica di connessione tra i Consorziati, per consentire agli stessi di realizzare, in via telematica, il collegamento ed il colloquio con la clientela, in ottica di interoperabilità a livello nazionale ed internazionale, per l’erogazione degli stessi servizi. “L’accordo con Agid è molto rilevante proprio sul piano dell’opera di standardizzazione”, ha sottolineato Sorrentino. L’interoperabilità accanto all’usabilità sono chiavi del successo della nuova tecnologia. “Oggi già più di 250 pubbliche amministrazioni accettano pagamenti in multicanalità”.

Il Consorzio supporta anche la comunicazione Agid per la promozione dello strumento di pagamento elettronico, “con una campagna di sensibilizzazione all’uso dei sistemi di pagamento remoti e digitali in tutta Italia”, ha continuato Sorrentino. Con ABI poi collaboriamo per sviluppare una piattaforma dedicata per aiutare scuole e famiglie a fruire delle nuove tecnologie e dei servizi: l’educazione all’utilizzo degli strumenti digitali è essenziale”. Per il futuro, il Consorzio CBI guarda anche al mondo degli instant payments e ai lavori di standardizzazione europea per P2P e P2G: “Siamo pronti a fornire il nostro supporto”, ha assicurato Sorrentino.

Anche il ruolo dei merchant conta per l’adozione capillare dei sistemi di pagamento digitale, è intervenuto Stefano Pirito, Product manager per le soluzioni mPOS di Ingenico Italia. “La user experience è molto importante per merchant e buyer, conta più che la tecnologia dal loro punto di vista. Molte soluzioni che hanno successo non è detto che siano particolarmente innovative dal punto di vista tecnologico; allo stesso modo, tecnologie molto innovative ma poco semplici non decollano”. Nel mobile, la virtualizzazione delle carte su smartphone è ancora vista come “per addetti ai lavori in italia”, ha indicato Pirito. “C’è una resistenza culturale, ma anche la user experience non è soddisfacente; le soluzioni sono troppo macchinose, il contacless convince di più e così il mobile POS che ha una base installata di 100mila dispositivi. Direi che qui l’Italia è avanti”.

Un altro nodo è invece rappresentato dai sistemi chiusi dei wallet: “Si possono usare solo in circuiti ristretti, per comprare determinate categorie di merci, per esempio, i biglietti dell’autobus. Il P2P è un ambito molto ineressante che sta prendendo piede e la tecnologia è attraente per i consumatori perché basata su smartphone e la user experience ricorda i social network: vince la semplicità ma anche l’interoperabilità conta perché l’utente vuole poter spendere i suoi soldi ovunque”. La prossima evoluzione per Pirito saranno il P2G, i pagamenti dal privato alla Pa, e ancor più il P2B, dal privato al merchant, ma occorrerà l’accettazione da parte di quest’ultimo perché il controllo della transazione si sposta dal negoziante al consumatore: “Per i negozi questo sistema è disruptive”, sottolinea Pirito: “Per questo noi abbiamo pensato di integrare la soluzione P2B con il mPOS che diventa un client per il merchant e gli permette di accettare il P2B mantenendo il controllo”.

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