Giacomelli: “Ruolo dell’Europa decisivo per il futuro di Internet”

Il sottosegretario alle Comunicazioni: la questione fiscale va risolta, ma una guerra giuridico-commerciale sugli OTT rischia di portare a un isolamento. Il futuro è un’alleanza tra Usa ed Europa. Sulla net neutrality Italia best practice. E sulla privacy occorre una riflessione politica

Pubblicato il 04 Ott 2016

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“Ho sempre pensato che o l’Europa si muove tutta insieme e in modo coordinato sui temi di Internet oppure ogni singolo paese europeo non conterà mai niente. Da soli siamo la periferia dell’impero, insieme siamo una delle zone più ricche del mondo, Brexit o non Brexit”: questa secondo il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli la strada da seguire alla luce della decisione degli Stati Uniti di “cedere” il controllo della Rete passandolo direttamente sotto la tutela dell’Icann. Una decisione niente affatto scontata, come evidenzia lo stesso Giacomelli.

Sottosegretario, si aspettava questo esito?

Forse era inevitabile che dovesse cambiare lo status di Icann, una società privata che rispondeva solo al Dipartimento del Commercio americano, ma non era affatto scontato che cambiasse in questa direzione. La dura opposizione di paesi come la Russia, ma inizialmente anche di alcuni stati europei come la Francia, avrebbero potuto rafforzare politicamente le resistenze interne al Partito Repubblicano al Congresso, contrario alla cessione di sovranità degli Stati Uniti che la nuova governance comporta. Quindi l’esito sarebbe potuto essere molto diverso ed è importantissimo avere raggiunto questo risultato oggi, prima delle presidenziali americane dell’8 novembre. Nel Semestre di presidenza europeo, il governo italiano ha spinto molto nella direzione indicata dall’ex presidente di Icann Fadi Chehadè: tra le perplessità di molti, abbiamo deciso di dedicare un vertice informale a Milano proprio al tema della governance di Internet e a spingere perché tutta l’Europa sostenesse questo sforzo che oggi ha raggiunto un risultato politicamente molto rilevante. Chehadè ci ha ringraziato pubblicamente per il lavoro fatto: la vittoria di queste ore è soprattutto sua.

Lei si è da sempre detto favorevole ad un approccio multistakeholder sul fronte dell’Internet governance. Crede che sia davvero possibile? Non si rischiano guerre di poteri ancor più aspre di quelle che hanno già caratterizzato fino ad oggi il “dominio” del Web?

Vedremo, credo di no. In ogni penso credo che questo passaggio si fosse reso indispensabile con la raggiunta consapevolezza che Internet appartiene a tutti i cittadini, non solo ai governi o al governo degli Stati Uniti. Durante il Semestre, quando andammo a Washington a spiegare la nostra posizione, anche dentro Icann qualcuno difese la storica primàzia degli Usa sulla Rete: in fondo sono loro ad averla creata, ormai molti decenni fa. Ma proprio per questo è importante oggi che gli stessi Stati Uniti abbiano accettato un nuovo modello di gestione del sistema che regola gli indirizzi Internet. In queste ore, fuori tempo massimo, Donald Trump prova strumentalmente a ergersi a difensore della libertà della Rete contro la “cessione di sovranità” di Icann: ma non era stato lui a chiedere la chiusura parziale di Internet solo pochi mesi fa?

Il fatto che il nuovo numero uno dell’Icann sia un europeo può rappresentare la scelta dell’Europa in qualità di “mediatore” fra poteri “forti”?

Il ruolo dell’Europa è decisivo per il futuro di Internet. La questione fiscale va risolta, ma la possibile guerra giuridico-commerciale tra Europa e Stati Uniti sugli Over the top rischia di portare Washington a un isolamento che non aiuta nemmeno l’Europa. L’idea di un’Europa delle regole contro gli Usa dell’innovazione non porta da nessuna parte, anzi rischia di essere un boomerang. L’idea di sfidare Google con il motore di ricerca franco-tedesco Quaero si è rivelata un flop. Il futuro è un’alleanza tra Usa ed Europa: in comune abbiamo valori importanti, come la stessa idea della Rete quale spazio di libertà e di opportunità. Anche sulla Net Neutrality come governo italiano abbiamo sempre favorito un approccio vicino a quello adottato dalla americana FCC e spinto per un accordo come quello tra Google e il Garante della Privacy italiano che ora viene visto come una best practice nel resto d’Europa.

Quali sono secondo lei le questioni più importanti nell’ambito dell’Internet governance?

L’assegnazione dei nomi di dominio sono una questione importante, soprattutto dal punto di vista economico-commerciale, ma non la sola. Basti pensare alla privacy, una questione gigantesca sui cui il diritto spesso è costretto a inseguire, ma su cui occorre fare una riflessione anche politica: quanta privacy siamo disposti a scambiare per avere maggiore sicurezza, anche in Rete? I dati dell’ultimo rapporto Censis sulla comunicazione sono sorprendenti.

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