FREQUENZE

Interferenze Tv, Italia sorvegliata speciale. Contromossa della Ue

Arriva al pettine il ritardo accumulato nella gestione dei rapporti con gli Stati confinanti. Malta, Croazia, Slovenia, Francia e Svizzera i Paesi più “danneggiati”. In vista l’adozione di una misura che imporrebbe l’allineamento alle direttive Ue

Pubblicato il 11 Ott 2016

Patrizia Licata

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L’Italia smetterà una buona volta di provocare interferenze, con le proprie Tv, ai Paesi vicini di casa sulle frequenze 700 Mhz?

La domanda se la pone il sito specializzato Policy Tracker che il “caso Italia” è da tempo sui tavoli preposti della Commissione Ue. L’Rspg (Radio Spectrum Policy Group), insieme al Radiocommunication Bureau dell’Itu, cercano dal 2012 di assistere l’Italia nella risoluzione del problema.

Il governo italiano ha concordato per questo novembre una data per lo switch-off dei servizi Tv regionali che interferiscono con i servizi di broadcasting e le radio Fm dei paesi confinanti. I servizi Tv italiani che usano le frequenze dai 700 MHz in giù creano infatti problemi ai segnali delle trasmissioni di Malta, Croazia, Slovenia, Francia e Svizzera.

Terminare il broadcasting sui 700 MHz è necessario anche per liberare spettro da usare per i servizi mobili. PolicyTracker riporta che il nostro governo ha individuato i canali che devono essere sottoposti a switch-off ma ciò porterebbe il numero di canali Tv sotto la soglia prevista dalla legge italiana, secondo cui almeno un terzo di tutti i canali Tv di una regione devono far capo a player locali. Roma sarebbe pronta a superare l’impasse assegnando con un beauty contest ai broadcaster regionali l’uso di multiplex riservati alla programmazione nazionale. Ma questo vuol dire, continua PolicyTracker, che lo switch-off non può iniziare finché tutto questo processo non sarà concluso; il sito aggiunge di aver chiesto chiarimenti ad Agcom ma di non averne per ora ricevuti.

Al contrario, il regolatore croato Hakom ha risposto alle richieste di PolicyTracker ricordando che le interferenze italiane sulle trasmissioni Tv vanno avanti da trent’anni e che, nonostante gli impegni annunciati, sta ancora aspettando una soluzione concreta.

Eric Fournier, capo del gruppo di lavoro “good offices” dell’Rspg, ha detto che il problema sta nel fare applicare le regole e che l’Articolo 28 dell’Electronic Communication Code, proposto lo scorso mese dalla Commissione europea, dovrebbe aiutare a superare lo stallo “specificamente in relazione alla situazione italiana, perché non c’è un altro caso come questo in tutta l’Ue”.

Se adottato, l’Articolo 28 introdurrà l’obbligo per gli Stati membro dell’Unione europea di occuparsi dei problemi di interferenze cross-border; in questa materia la Commissione acquisterebbe il potere di imporre in modo vincolante l’applicazione della norma per risolvere ogni disputa. “Il governo italiano ha preso impegni seri sullo switch-off e la deadline di fine novembre”, ha detto Fournier, sottolineando che il nostro governo starebbe cercando di superare le difficoltà anche con l’istituzione di un fondo di 50 milioni di euro per compensare i broadcaster regionali i cui servizi interferiscono con i paesi vicini. Fournier però ha aggiunto: “Dobbiamo anche riconoscere che in passato l’Italia ha fissato diverse deadline e non le ha rispettate”. Come a dire: possiamo fidarci?

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