SCENARI

Banche, svolta digitale e rischi sottovalutati

I giganti di Internet hanno una quantità di dati per profilare il credito superiore a quello degli stessi istituti. La rubrica di Mario Dal Co

Pubblicato il 14 Ott 2016

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È un momento complicato per le banche. Non solo italiane. Il passaggio al digitale sta avvenendo in una fase di straordinaria caduta della credibilità delle banche sia presso i consumatori sia presso gli investitori e, paradossalmente, in presenza di condizioni di accesso al credito, sia delle banche verso la banca Centrale europea, sia dei clienti al credito immobiliare, straordinariamente convenienti.

La digitalizzazione porta sicuramente vantaggi e riduzione dei costi, ma aumenta anche la competizione: nuovi soggetti si affacciano nell’offrire sistemi di pagamento che erodono i volumi di attività della banche tradizionali. Soprattutto i giganti di internet sono percepiti come una potenziale minaccia dalle carte di credito e dalle stesse banche. Questo porta gli investitori ad essere ancora più prudenti nella valutazione delle performance a medio termine delle quotazioni dei titoli bancari.

Un fattore prospettico di forte pressione competitiva per il settore finanziario viene così a sommarsi all’ancora non superato crollo della redditività e della capitalizzazione successivo alla crisi del 2008, quando cominciò la resa dei conti sul credito facile.

Un fattore di rischio da non sottovalutare, essendo evidente che i giganti di internet, da Facebook a Google etc, hanno una quantità di dati per profilare il merito di credito delle persone che navigano in rete, che supera quello delle banche nei confronti dei propri clienti.

Nell’arco di 3 anni le banche si attendono una riduzione dei clienti che operano in agenzia del 25%, di quelli che operano per telefono del 13%, a fronte di una crescita del 37% di quelli che operano on line, del 56% di quelli che operano tramite social network e del 64% di quelli che operano attraverso mobile app (PwC’s Global Digital Banking Survey, 2013).

Alle banche rimane la gestione del cash, la più costosa, pari oggi a circa 1.200 sterline (1.600 euro) a testa nel Regno Unito, 3.200 euro a testa in Europa, 4.300 dollari (3.800 euro) a testa negli USA.

La differenza delle dotazioni di cash dipende sia dal grado di digitalizzazione dei pagamenti sia dal fatto che le monete in questione hanno diversa penetrazione al di fuori dell’area di circolazione legale.

Alle banche rimane anche l’erogazione dei prestiti, la più rischiosa e anche la più redditizia, quando fatta bene, ma nell’area dei pagamenti la posizione della banche cambierà rapidamente ed è un’area a bassa resa ma sicura.

La strategia difensiva di alcune banche prevede di acquisire o sviluppare le cosidette Fintech companies, spesso start up che offrono servizi di pagamento on line innovativi, ma questa strategia difensiva potrebbe rivelarsi un fattore di accelerazione della crisi del vecchio management e del mondo bancario come lo conosciamo.

E richiede un ulteriore potenziamento degli investimenti nella cybersecurity.

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