Tv a pagamento, non c’è futuro senza le Tlc

Lo scenario italiano della pay è impallato da anni. Crisi dei consumi, ingresso dei nuovi player low cost, saturazione del mercato rallentano la crescita. Ma rispetto agli altri Paesi sconta un deficit in più: la mancata integrazione con le offerte voce e broadband. Senza la quale il settore non ripartirà. L’analisi di Emilio Pucci

Pubblicato il 17 Ott 2016

Emilio Pucci direttore e-Media

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Al di là delle vicende specifiche che riguardano l’alleanza – trasformatasi poi in contesa – fra Vivendi e Fininvest-Mediaset, esiste un problema più generale che riguarda la pay-TV sul mercato italiano. Questa è in stallo da anni. Da un certo punto di vista, questa condizione è simile a quella di numerosi altri mercati-territori europei. Crisi dei consumi e ascesa di nuove offerte flessibili e a basso costo, oltre alla progressiva saturazione del mercato potenziale, hanno rallentato un po’ ovunque la crescita della TV a pagamento “tradizionale” che tuttavia cerca di sviluppare capacità di adeguamento al nuovo contesto d’offerta.

Il mercato italiano si caratterizza però anche per una serie di particolarità che in un certo qual modo dovranno trovare un’evoluzione con o senza l’accordo fra Mediaset e Vivendi che pure appariva un primo passo verso questa evoluzione.

In primo luogo, Mediaset è il primo grande operatore di TV free-to-air che è riuscito ad aprirsi una strada nella TV a pagamento. Ci hanno provato in molti: ITV nel Regno Unito, M6 in Francia i tedeschi Prosieben e RTL/Bertelsmann (per citare alcuni fra i casi più noti) senza mai riuscirvi. Per Mediaset è stata ed è una strada in salita anche perché il mercato italiano si caratterizza ancora oggi per un alto tasso di concentrazione sul versante delle offerte a pagamento: la piattaforma del primo operatore ha circa il 76% di quota di mercato e non c’è un altro caso simile di quota così alta in Europa. Questa condizione è anche il frutto di una grande assenza che costituisce un’altra particolarità del mercato italiano: si tratta dell’assenza degli operatori di telecomunicazione. In tutti i Paesi l’integrazione fra offerte di TV a pagamento e offerte voce / broadband è in fase avanzata o è già completata da tempo: nel Regno Unito il 100% del mercato della pay-TV è in mano a operatori integrati TV-TLC. Anche in Spagna l’intero mercato della pay-TV è nelle mani degli operatori di telefonia (Telefonica, Vodafone-Ono, Orange). In Francia la componente più dinamica del mercato della TV a pagamento è l’IPTV che diventa fra poco la prima piattaforma TV del Paese superando addirittura il digitale terrestre.

In Italia dopo la pionieristica avventura di Fastweb abbiamo solo forme di offerte congiunte e di co-marketing peraltro spesso mal riuscito. Senza questa integrazione fra TV e TLC, la pay-TV “tradizionale” non cresce. Infatti, dovunque crescono gli abbonati a formule d’offerta a basso costo, flessibili e spesso sostenute dagli operatori di telecomunicazione che, di fatto, finanziano le offerte video-televisive per vendere connessione broadband. Nel Regno Unito ma anche in Spagna lo sport premium è spesso offerto gratuitamente dagli Internet Service Provider: “Solo este mes la Liga y la Copa por 0 €” ha risposto in Spagna Orange all’offerta di Vodafone che pareva già straordinaria (“Paquete Fùtbol a 6€”). I due fattori sopra citati sono l’uno la causa dell’altro e poiché Sky Italia non è entrata, come ha fatto Sky UK, sul mercato del broadband il sistema è rimasto in un certo senso “impallato”. Se le TLC non giocano un ruolo di primo piano nel fare da leva al mercato della TV a pagamento la situazione non si sblocca.

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