LA MANOVRA

Airbnb, stop all’evasione: per gli affitti cedolare secca al 21%

L’emendamento alla manovra stabilisce l’obbligo per i siti intermediari di fare da sostituto di imposta per conto del proprietario dell’appartamento. Via anche al registro nazionale per quanto affittano casa. Il provvedimento ha incassato l’ok della commissione Finanze della Camera, ora la palla passa al Bilancio

Pubblicato il 11 Nov 2016

F.Me

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Obbligo di iscriversi in un registro ad hoc per quanti danno in affitto casa per un breve periodo. E obbligo, per i siti che li mettono in contatto con gli affittuari, di fare da sostituto di imposta ovvero versare al fisco il dovuto per conto del proprietario dell’appartamento. Sono le principali novità previste da un emendamento del Pd alla legge di Bilancio, approvato dalla commissione Finanze della Camera e che andrà ora sottoposto alla commissione Bilancio. L’hanno ribattezzato “norma AirBnb“, perché si applicherà appunto a quei che fanno da tramite tra chi è alla ricerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi e le persone che hanno uno spazio nella propria abitazione. C’è anche una clausola antievasione, con la responsabilità “in solido” sul pagamento delle tasse da parte del privato e dell’intermediario.

Nel dettaglio dall’1° gennaio 2017 – prevede l’emendamento – il canone relativo alle locazioni di breve periodo, compresi bed&breakfast e affittacamere sarà soggetto alla cosiddetta cedolare secca, l’imposta in vigore per gli affitti, con un’aliquota al 21%. Gli intermediari come AirBnb dovranno diventare sostituti di imposta e, dunque, provvedere al versamento al fisco per conto di chi affitta. Ne consegue che dovranno avere una partita Iva italiana. Anche a questa tipologia di affitti si applicherà poi l’imposta di soggiorno, come avviene ora per alberghi e le altre strutture ricettive tradizionali. Presso l’Agenzia delle Entrate sarà creato un “Registro unico nazionale delle attività extralberghiere non imprenditoriali”, in cui saranno riportate le generalità di chi affitta.

Se l’emendamento supererà l’iter parlamentare, il direttore dell’Agenzia delle entrate dovrà emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della manovra un decreto in cui dovrà stabilire “le modalità di attuazione” del nuovo regime.

Intanto Federaberghi annuncia di aver inviato “una nuova segnalazione all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, in relazione al comportamento di Expedia, che penalizza gli alberghi sul ‘punteggio qualità’ se sul sito dell’hotel compaiono tariffe inferiori a quelle esposte sul portale”. “Il parlamento austriaco – afferma il direttore generale dell’associazione, Alessandro Nucara – dopo un
dibattito durato solo cinque mesi, ha bandito definitivamente le clausole di parity rate. I grandi portali di prenotazione alberghiera non potranno più impedire agli hotel austriaci di pubblicare sul proprio sito internet un prezzo più basso di quello pubblicato sui portali”. Il disegno di legge concorrenza in Italia procede invece, sostiene Nucara, “al piccolo trotto e siamo ancora in attesa che il Senato approvi quanto stabilito dalla Camera nel mese di ottobre 2015”.

”Esprimiamo l’auspicio che il Parlamento italiano concluda presto l’esame del disegno di legge concorrenza – aggiunge Nucara – La Francia, nostro principale competitor, sta applicando il nuovo sistema già dal mese di agosto 2015, mentre in Germania il principio è stato introdotto con un decisione dell’Antitrust, assunta nel 2013″. ”Quando la norma entrerà definitivamente in vigore anche da noi
– conclude – ne trarranno giovamento i consumatori, le imprese e l’erario”.

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