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Giovani, cyberbullismo e il programma Kiva

La sperimentazione contro le nuove forme di bullismo, le lezioni in classe e il ruolo decisivo dei genitori. La rubrica di Mario Dal Co

Pubblicato il 16 Nov 2016

Mario Dal Co, Economista

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Il programma KiVa è sviluppato dalla Università di Turku con fondi del Ministero dell’Educazione e della Cultura, il 90% delle scuole finlandesi lo adotta. Ma si sta diffondendo: il 26 ottobre a Firenze Generazioni connesse e l’Università hanno promosso il convegno KiVA e no Trap! Che ha passato in rassegna la sperimentazione effettuata in Italia. Il bullismo assume oggi la nuova connotazione cyber, non meno violenta nei suoi effetti e forse più difficile da combattere di quello tradizionale.

Un terzo dei giovani nella fanciullezza e nell’adolescenza sono vittime di cyberbullismo: ma un singolo episodio può dare luogo ad una ripetizione ossessiva, con effetti più gravi di ripetuti episodi di bullismo tradizionale. L’anonimato aumenta la distanza tra persecutore e vittima e vengono meno le opportunità di riavvicinamento e di redenzione che il rapporto diretto offre.

L’anonimato incoraggia anche l’azione di giovanissimi che temono le sanzioni o non hanno il coraggio delle azioni dirette e sfruttano la rete per nascondersi: il 60% delle vittime di cyberbullismo non ha denunciato alcun episodio tradizionale. Il cyberbullismo non si colloca in uno spazio definito (il quartiere, la strada, il condominio, la scuola); nella vittima si crea un senso di impotenza e di minaccia permanente e ineluttabile con riduzione dell’autostima, difficoltà scolastiche e assenteismo, senso di impotenza e di abbandono. Importante, nella dinamica del cyberbullismo la figura dello spettatore, a cui sono dirette la gran parte delle informazioni che vengono pubblicate. Gli spettatori, che non sono né bulli né vittime, giocano un ruolo centrale nel programma KiVa, che ha due azioni, generali e indirizzate.

Le prime sono lezioni in classe che devono accrescere sia la consapevolezza del ruolo decisivo del gruppo nel consentire che il bullismo si manifesti e si perpetui, sia l’empatia con le vittime, sia la confidenza nelle possibilità che il gruppo ha di contrastare il fenomeno: vengono spiegati gli strumenti che sono a disposizione per contrastare la violenza e l’illegalità in rete.

Le attività indirizzate affrontano episodi specifici: qui gli esperti di KiVa conducono confronti individuali o collettivi tra vittime e bulli, dove gli insegnanti individuano i compagni delle vittime e li spronano ad affrontare il tema della loro difesa.

KiVa fornisce moduli di formazione per gli insegnanti, spiegando la differenza tra bullismo, cyberbullismo e altre forme, meno subdole, di violenza, ma si fornisce anche una guida ai genitori, per collaborare con la scuola e seguire i figli. KiVa stimola e rafforza la presenza attiva, ovvero la capacità di intervento degli spettatori: la loro passività a volte sconfina nella connivenza delle risatine, ed è la più grave forma di sostegno indiretto al bullismo. L’intervento diretto, nelle cose e nella rete, da parte dei compagni, che in forma individuale si confrontano

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