Industria 4.0, Mottironi (Avvenia): “Partire dall’efficienza energetica”

Il Chief strategic officer: “Le misure del governo sono utili per il ‘cultural change’. Sui big data bisogna evitare la ‘big confusion’: le informazioni raccolte devono effettivamente essere usate per migliorare i processi, a partire dai consumi. Chi non ci riuscirà sarà fuori dal mercato”

Pubblicato il 17 Nov 2016

Antonello Salerno

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“E’ il momento di integrare i temi dell’efficienza energetica nel campo dell’industria 4.0, non foss’altro perché gli obiettivi in parte sono sovrapponibili: si tratta di incrementare la competitività delle aziende sul mercato”. Giorgio Mottironi, Chief strategic officer di Avvenia, che dell’efficienza energetica ha fatto la propria “mission” aziendale, lega a doppio filo la quarta rivoluzione industriale con i temi dei consumi e delle prestazioni energetiche del ciclo produttivo, per ottimizzare i quali è sempre più determinante contare su soluzioni digitali d’avanguardia.

Mottironi, qual è la sua analisi del contesto in cui vi muovete?

Industria 4.0 ha come obiettivo quello di intensificare la digitalizzazione delle aziende, del processo e della gestione del processo. Ma ad oggi noi non sappiamo quali sono gli obiettivi economici: quello che le aziende sanno è che ci sono grossi costi da affrontare per l’implementazione delle soluzioni. Inoltre la situazione di partenza, dalle piccole e medie imprese alle grandi aziende, fino ai cosiddetti “giant”, è di un 13% ha già utilizzato smart solution per la gestione del processo o degli impianti asserviti al processo, e di un altro 12% che sarebbe in procinto di farlo. Mentre solamente l’1% di queste, quindi parliamo dello 0,12% del mercato delle aziende totali, è in grado di utilizzare i dati che provengono dall’implementazione di smart metering in informazioni utili per il miglioramento della gestione del processo produttivo, che nella pratica può tradursi nella riduzione dei costi energetici, nella riduzione dei costi di manutenzione, nel miglioramento delle condizioni di lavoro, nel miglioramento dei trattamenti economici e sociali dei dipendenti.

In cosa si traduce nella pratica la vostra offerta?

In termini di servizi si va dalla vendita di hardware legati al monitoraggio, che comunque oggi riguarda un aspetto periferico del nostro business, passando per piattaforme di autodiagnosi, applicativi web based in cui le aziende possono inserire i propri dati di performance energetica e da lì ricavare informazioni sul proprio stato rispetto a un benchmark di mercato. Si passa poi ad analisi molto più approfondite, diagnosi energetiche che hanno lo scopo di fornire informazioni di tipo analitico, descrittivo, prescrittivo e predittivo. Industria 4.0 porterà a far funzionare questi tre livelli di analisi, arrivando all’autolearning da parte del processo in base alle condizioni e agli obiettivi dell’azienda. Condizioni interne, che partono dall’implementazione dell’Internet of things nel processo, e condizioni che provengono dal mercato.

Quali sono le difficoltà più importanti che incontrate in Italia?

L’industria italiana ha un grande problema legato alla necessità di rinnovare il parco macchine, legato ai tempi di costituzione del panorama industriale italiano. Il 95% delle aziende sono Pmi, il messaggio dell’efficienza energetica ancora non è arrivato a chiare lettere, e nella maggior parte dei casi queste aziende si trovano a confrontarsi con fenomeni economici di globalizzazione che impediscono loro di fare investimenti per innovare l’hardware su cui si basa la loro funzionalità. Mentre le grandi imprese hanno eseguito quasi tutte tra il 2004 e il 2012-2014 dei grossi interventi di rifacimento e ristrutturazione degli hardware e degli impianti. Un ruolo importante potrebbero averlo per il futuro le smart grid, per cercare di creare reti di imprese interconnesse che siano in grado di gestire l’enorme filiera rappresentata dalle Pmi. Le difficoltà più grandi che troviamo sul mercato quando andiamo a parlare di industria 4.0 ma ancor pirma di efficienza energetica finalizzata all’industria 4.0 sono quelle di una bassa diffusione a livello culturale della conoscenza degli scenari futuri.

La propensione a investire sta crescendo?

Nell’efficienza energetica si è investito molto fino al 2014 per questioni legate al sistema incentivante che era stato promosso dal Governo con i certificati bianchi, che hanno funzionato benissimo. A oggi il mercato ha molto rallentato, perché i grandi player dell’energia hanno installato e gestito per le grandi aziende o per poli di aziende un po’ più piccole impianti di generazione efficiente localizzati, come le Car, cogenerazione ad alto rendimento, per garantirsi una fornitura continua nel tempo e fidelizzare i clienti. Ma per rendere sostenibile la realizzazione di un impianto di cogenerazione ad alto rendimento si devono garantire dei minimi di consumo di energia, e di conseguenza non ha senso portarle a consumi che siano al di sotto dei volumi che le società sono obbligate a comprare da chi ha realizzato l’impianto. Oggi l’interesse di una Esco come la nostra non è di intaccare i consumi dell’azienda, quanto capire dove ci sono i margini per l’incremento della competivitià.

Qual è il vostro punto di vista sulle defiscalizzazioni annunciate dal governo?

Al di là del valore economico degli incentivi, è una scelta importante per produrre il cultural change di cui oggi c’è bisogno. Permette di spostare l’attenzione su un tema centrale che in sé contiene l’incremento della competitività. Anche se sul mercato dei big data, ad esempio, ad oggi c’è ancora come le dicevo una big confusion

Questa rivoluzione è effettivamente disruptive o può essere affrontata in modo graduale?

Le tendenze del mercato sono sempre più rapide e richiedono sempre più risposte in tempo reale. Se le aziende non affronteranno queste tipologie di cambiamento sarà il mercato a farle fuori. Questo richiederà lavoratori sempre più qualificati, sempre mano manovalanza e sempre più figure specializzate.

Voi siete di fatto “abilitatori” per industria 4.0. Anche a voi prevedete di investire di più in questo periodo di passaggio?

Stiamo investendo di più sia nelle aziende sia nello sviluppo di prodotti e servizi. Nel 2016 abbiamo siglato un accordo con l’associazione dei costruttori di macchine per la ceramica, comparto industriale altamente energivoro, che dal 2004 ha visto aumentare i propri consumi. Abbiamo deciso di investire 25 milioni di euro per sviluppare soluzioni di efficientamento energetico del processo, ovviamente mantenendo i criteri di quantità e qualità della produzione, fornendo architetture di monitoraggio e piattaforme avanzate di diagnostica, investendo su partnership e su prodotti ad hoc.

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