Ispra e Arpa “in rete”, rivoluzione Big data anche per l’ambiente

Il monitoraggio dell’ambiente punta sulla tecnologia per ottenere efficienza e risparmi e si propone come alleato del rilancio produttivo italiano: se n’è parlato all’evento organizzato da Utopia sulle nuove prospettive nelle Arpa

Pubblicato il 18 Nov 2016

utopia-161118183518

Big data e analytics, competenze digitali e start-up: anche la gestione e lo studio dell’ambiente punta con decisione sulla tecnologia per ottenere efficienza, prestazioni e risparmi. Se n’è discusso all’evento “L’approccio integrato alla gestione delle tecnologie ambientali. Best pratices e nuove prospettive nelle Arpa” organizzato a Roma da Utopia, società di consulenza indipendente attiva nell’attività di Relazioni istituzionali, Comunicazione, Affari legali & Lobbying, che ha riunito intorno al tavolo i protagonisti di questa trasformazione.

La legge 28 giugno 2016 n. 132 ha istituito il sistema nazionale “a rete” per la protezione dell’ambiente (Snpa) con una revisione delle funzioni dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e della rete delle Agenzie per la protezione dell’ambiente regionali (Arpa) e provinciali (Appa); l’obiettivo è rendere più omogenee le azioni di monitoraggio e di divulgazione dei dati sulla qualità dell’ambiente. Nell’istituzione di questo sistema nazionale “a rete”, le tecnologie svolgono un ruolo centrale perché il cambiamento si fonda anche su una rinnovata capacità degli enti di raccogliere e elaborare dati in modo certo e utile a prendere decisioni. Come ha sottolineato Corrado Clini, già ministro dell’Ambiente, l’Italia oggi si mette al passo con le evoluzioni tecnologiche e fa leva su Big data e analytics per raccogliere e analizzare i dati con un monitoraggio certo; questo agevola il rapporto tra ambiente e economia e tra partner pubblici e privati, con un vantaggio per l’intero sistema produttivo e al tempo stesso per la qualità della vita e la salute delle persone.

“Oggi c’è una domanda che ancora non ha trovato risposta: l’autorevolezza e l’affidabilità dell’amministrazione pubblica in materia ambientale”, ha affermato Clini. “Ciò scredita le istituzioni e rende più difficile anche attrarre competenze e investimenti privati. L’incertezza sui dati ambientali ha un costo economico: saper misurare impatti, anche danni, con informazioni obiettive, incontrovertibili, è fondamentale per ragionare sugli interventi e superare le perplessità che a volte mostrano gli investitori stranieri in Italia. La trasformazione innescata dalla nuova legge fa di Ispra e Arpa un punto di riferimento indiscutibile per i dati sull’ambiente e gli impatti delle attività produttive”.

La nuova norma è infatti espressione della volontà del ministero dell’Ambiente di rendere più omogenea l’attività di misurazione ambientale, perché la frammentazione crea sovraccosti e inefficienze, ha dichiarato Carlo Maria Medaglia, capo della Segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. “Le tecnologie aiutano a ottenere un monitoraggio capillare e in tempo reale, costante e obiettivo”, ha detto Medaglia. “Al tempo stesso, in questa missione di superare la frammentazione, il ministero dell’Ambiente e le norme sull’ambiente si pongono non come ostacolo allo sviluppo di progetti industriali e iniziative d’impresa ma come alleato. Il ministero dell’Ambiente sta collaborando con quelli dello Sviluppo economico e dell’Università per potenziare gli interventi a favore dell’economia circolare, basata sul riuso, che in Italia può innescare un circolo virtuoso in un’epoca come la nostra in cui l’economia deve essere green by design“. Le tecnologie a supporto del monitoraggio ambientale sono viste come un motore di innovazione nella ricerca e sviluppo, di formazione di start-up, elaborazione di brevetti e creazione di posti di lavoro qualificati:. “Il riuso è una chiave di crescita importante per un paese come l’Italia che non ha risorse naturali ma può far leva su talento e innovazione hitech”, ha indicato Medaglia.

Fare sistema integrando gli enti preposti al monitoraggio ambientale è una vera sfida ma “dobbiamo riuscire, in tempi rapidi, a far dialogare in modo efficace le Arpa tra loro e le Arpa con l’Ispra“, ha affermato Michele Fina, consigliere d’amministrazione Ispra. “L’intero contesto internazionale si muove in questa direzione e l’Italia, accelerando sull’implementazione della nuova legge, può diventare esempio per l’Europa”. “L’ambiente non è una materia che pertiene a un settore specifico, è un valore trasversale e superare la frammentazione per garantire un comportamento omogeneo è un must”, ha osservato Vincenzo Pepe, presidente di FareAmbiente.

I player privati sono molto attratti dalle possibilità che si aprono di collaborare col pubblico: “Possiamo fornire le tecnologie di cui c’è bisogno per la rivoluzione Big data in ambito ambientale e garantire quella qualità e autorevolezza del dato invocata dagli attori pubblici”, ha sottolineato Marco Buonaguidi, amministratore delegato di Perkin Elmer, multinazionale specializzata nell’analisi ambientale e strumenti di analytics ial servizio della salute. “Le Arpa sono un bacino di talenti da mettere in evidenza. Pubblico e privato non devono contrapporsi: insieme ottengono l’efficienza ricercata”, ha detto Buonaguidi. “La disponibilità di standard tecnologici e la capacità di far leva di dati uniformi, accurati, semplifica e velocizza l’interpretazione”, ha aggiunto Attilio Focarete, direttore tecnico Perkin Elmer.

I costi che gravano su un paese che non può contare su standardizzazione e dati obiettivi possono essere pesanti, è intervenuta Marisa Giampaoli, presidente e Ad di Hospital Consulting. “Il programma avviato dal governo per innovare e tagliare i passaggi burocratici è fondamentale”. Il privato, però, ha aggiunto la Giampaoli, ha bisogno di sapere come gli sarà garantito il ritorno sull’investimento: “E’ importante che pubblico e privato si incontrino su visione e obiettivi e su norme che garantiscono certezza anche su dove vanno le risorse”.

L’impegno a fare sistema e a riuscirci nei tempi previsti però è confermato, ha ribadito Maria Castellani di Ispra: “Coordinarci non sarà facile ma ci sono una roadmap e un catalogo nazionale dei servizi di cui è già pronta la bozza”. A fine 2017, dunque, il “sistema a rete” per la protezione dell’ambiente dovrebbe essere pronto per entrare a pieno titolo nell’era Big data.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati