Airbnb, Camera divisa sulla cedolare secca. E rispunta la web tax

Accantonata in commissione Bilancio, la norma sugli affitti sarà ridiscussa prima del 25 novembre. Boccia (Pd): “Non è una nuova tassa”. L’affondo del presidente della Regione Toscana: “Offensivo per gli italiani” il regime fiscale delle piattaforma di booking: “Giro d’affari da 400 milioni, versati al fisco solo 45mila euro”

Pubblicato il 21 Nov 2016

Federica Meta

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Accantonata in commissione Bilancio la cosiddetta norma Airbnb che prevede una cedolare secca al 21% sugli affitti. Il governo ha tentato di respingerla ma il pressing delle opposizioni e di una parte della maggioranza ha portato all’accantonamento. L’obiettivo è di portare il ddl Bilancio in Aula entro venerdì 25 novembre – l’emendamento sarà dunque ridiscusso prima di quella data – e chiudere la prima lettura già entro il prossimo weekend: da lunedì 28 novembre scatta infatti la pausa dei lavori parlamentari in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre.

“E’ un’offesa per tutti gli italiani onesti apprendere che una piattaforma digitale di booking, con milioni di utenze all’anno e un volume d’affari solo in Italia di quasi 400 milioni, paghi al fisco solo 45.000 euro. Sono favorevole alla tassazione” afferma il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.

Airbnb punta a raggiungere accordi sul pagamento delle imposte con 700 citta’, risolvendo uno dei suoi maggiori ostacoli e mitigando i rischi di azioni legali, scrive il Financial Times. ”Quando si hanno accordi, non ci sono rischi” afferma l’amministratore delegato Brian Chesky, sottolineando che le intese a cui la societa’ lavora puntano a eliminare rischi dal punto di vista regolatori,ma anche possibili battaglie legali. Il pagamento delle tasse e’ uno dei maggiori problemi incontrati da Airbnb, con l’industria alberghiera in pressing sulle autorita’ per costringere il colosso a pagare quello che gli alberghi pagano.

La proposta emendativa prevede che il canone relativo agli affitti di breve periodo, come appunto quelli offerti sul noto portale web, sia assoggettato alla cosiddetta cedolare secca automatica con un’aliquota del 21%. Inoltre per contrastare il nero e l’evasione fiscale, la stessa proposta di modifica obbliga l’intermediario a versare l’imposta in nome e per conto di chi usufruisce del contratto di affitto. La misura istituisce anche il Registro unico nazionale delle attività extralberghiere non imprenditoriali con le generalità dei soggetti che svolgono questa attività e le informazioni relativi agli immobili.

La proposta, contenuta in diversi emendamenti, alcuni ritirati, aveva ricevuto il disco verde del governo in commissione Finanze nei giorni scorsi, ma al momento del voto in Commissione Bilancio, il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, ha espresso orientamento negativo sottolineando che “non accettare questa proposta emendativa non significa affermare che non esiste legislazione vigente sulla tassazione di questi redditi da attività di affitto”.

A chiedere l’accantonamento sono state le opposizioni ma si e’ espresso a favore anche Bruno Tabacci di Centro democratico e il presidente della Commissione, Francesco Boccia, secondo il quale “non c’è alcuna nuova tassa. Chi oggi è in regola chiede, giustamente, di poter pagare meno avendo con la cedolare secca norme semplici ed è inspiegabile il no di alcuni. Pertanto chi si è apertamente schierato contro questa misura o è in malafede o è solo ignorante, tertium non datur”.

Altro tema che resta alla finestra è la web tax, l’imposta sui profitti delle multinazionali che vendono servizi online. La proposta rilanciata da due emendamenti, uno della sinistra Pd e l’altro a prima firma Civati, è stata accantonata. Morando, ha sottolineato che “è un tema da affrontare” ma all’interno di “un contesto internazionale o europeo” per non rischiare “penalizzazioni”. La web tax era stata approvata con la legge di stabilità del governo Letta e fu poi abrogata da Matteo Renzi con uno dei decreti Salva Roma. Lo stesso Renzi, però, lo scorso anno ha rilanciato la proposta annunciando la possibilità dal 1 gennaio 2017 di una digital tax. Al momento il tema non è nell’agenda di governo, ma Morando ha lasciato capire che deve essere approfondito.

Sono stati accantonati anche gli emendamenti che chiedono di destinare l’extragettito delle nuove modalità di pagamento del canone Rai al finanziamento delle emittenti locali. Bocciata la proposta della Lega che prevedeva di abolire il canone Rai compensando i minori incassi con la tassazione sulla prostituzione.

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