Google Glass sotto accusa: “Rallentano i tempi del cervello”

Lo studio pubblicato sulla rivista “Cognitive research: principles and implications”. Il test svolto da un team della University of Central Florida: “Troppe informazioni e compiti in contemporanea: per il cervello elaborare i dati diventa più complesso”

Pubblicato il 23 Nov 2016

A.S.

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Dopo la prima ondata di entusiasmo per la novità della soluzione e le sue possibili applicazioni nella vita di tutti i giorni, dalla guida dei veicoli all’utilizzo sul lavoro e nella visione dei contenuti multimediali, iniziano a materializzarsi i possibili “effetti collaterali” dei Google Glass. Che così diventano un caso di studio per i ricercatori universitari.

E’ successo ad esempio all’Università della Florida centrale, dove un team di studiosi, guidato da Joanna Lewis, sostiene che gli “occhiali smart” di Mountain View possono rallentare i tempi di reazione delle persone: la grande quantità di informazioni e i molti compiti in contemporanea costringono il cervello, secondo lo studio, a tempi di elaborazione più lunghi.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cognitive research: principles and implications. Secondo la ricerca di dispositivi di realtà aumentata, come ad esempio i Google Glass, i sistemi cioè che aggiungono informazioni alla realtà che abbiamo davanti, potrebbero rivelarsi pericolosi, ad esempio, per chi è impegnato alla guida ed è chiamato a prendere decisioni in pochi secondi: avere a disposizione più informazioni, in queste situazioni, potrebbe essere controproducente. Per dimostrarlo i ricercatori statunitensi hanno messo a punto un test per provare a misurare quanto un compito primario possa essere disturbato da stimoli esterni proiettati nelle lenti, coinvolgendo nella sperimentazione 363 studenti volontari, ai quali è stato chiesto di essere monitorati mentre giocavano a “Where is Waldo” inforcando i Google Glass, un gioco al pc dove bisogna trovare alcuni personaggi all’interno di un complesso disegno.

Dalla ricerca è scaturito che i partecipanti che hanno giocato usando gli occhiali smart, sui quali venivano proiettate informazioni aggiuntive, hanno impiegato più tempo a completare il loro compito. Il motivo, secondo la tesi dei ricercatori, potrebbe essere nel fatto che le informazioni aggiuntive vadano in competizione con le altre elaborazioni visive, rallentando i tempi di elaborazione del cervello. Un dato da tenere in considerazione in vista della eventuale futura diffusione di massa di questi strumenti

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