Airbnb, non passa la cedolare secca. Boccia: “Un male per il Paese”

La commissione Bilancio della Camera respinge le modifiche che prevedevano un’unica tassa al 21% e la creazione di un Registro ad hoc presso l’Agenzia delle Entrate: “L’argomento fa il paio con la web tax, auspico che si torni a parlare di questo entro fine legislatura”. Soddisfazione di Confedilizia, i proprietari di case: “Ha prevalso il buon senso”

Pubblicato il 23 Nov 2016

F.Me

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Bocciati in commissione alla Camera gli emendamenti alla legge di Bilancio sulle locazioni brevi, i cosiddetti emendamenti Airbnb. Le modifiche prevedevano un Registro nazionale presso l’Agenzia delle Entrate di quanti offrono la propria abitazione ai turisti, la cedolare secca obbligatoria al 21% e il sostituto d’imposta nei confronti delle piattaforme elettroniche che gestiscono gli affitti online.

Contro il cosiddetto emendamento Airbnb si era espresso il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Favorevole invece il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, che in Commissione ha difeso la logica dell’emendamento e si è augurato che il Parlamento se ne occupi in futuro.

“Fino a quando un’azienda continuerà a non pagare le tasse non farà un buon servizio al Paese – ha detto Boccia – Vale per tutti quelli che fanno servizi in Italia e che fanno arrivare fatture dal Lussemburgo e dall’Olanda. Mi auguro torneremo a parlarne entro la fine della legislatura. Questo argomento fa il paio con la web tax. Mi auguro che se torni a parlare entro la fine della legislatura”.

Soddisfazione è stata espressa invece da Confedilizia, associazione dei proprietari di case. “Sul cosiddetto emendamento Airbnb il buon senso ha prevalso sul tentativo di uccidere con la burocrazia chi in Italia, attraverso la locazione turistica, favorisce la crescita e lo sviluppo”, ha subito detto commentato il presidente Giorgio Spaziani Testa, dopo la bocciatura degli emendamenti alla legge di bilancio.

“Sul piano fiscale, alcuni dimostrano di non avere ancora capito che le persone fisiche che affittano per brevi periodi possono già oggi applicare la cedolare secca del 21%o – spiega Testa – L’emendamento avrebbe trasformato la facoltà in un obbligo che avrebbe fatto pagare più tasse a chi, avendo entrate basse, ha convenienza ad assoggettare all’Irpef, e non alla cedolare, il reddito da locazione”.

Nei giorni scorsi il ceo di Airbnb, Brian Chesky, ha annunciato l’intenzione di raggiungere accordi sul pagamento delle imposte con 700 città, risolvendo uno dei suoi maggiori ostacoli e mitigando i rischi di azioni legali, scrive il Financial Times. ”Quando si hanno accordi, non ci sono rischi” ha spiegato Chesky, sottolineando che le intese a cui la società lavora puntano a eliminare rischi dal punto di vista regolatori, ma anche possibili battaglie legali. Il pagamento delle tasse è uno dei maggiori problemi incontrati da Airbnb, con l’industria alberghiera in pressing sulle autorità per costringere il colosso a pagare quello che gli alberghi pagano.

Per il country manager Italia, Matteo Stifanelli l’emendamento era ragionevole nel concetto ma “troppo semplicistico”, “Si era configurata più come web tax che altro. Avrebbe imposto a noi di conoscere in anticipo la situazione fiscale delle persone, ma noi – obietta – non siamo un braccio dell’Agenzia delle entrate. Stifanelli è però certo che “il dibattito continuerà e arriverà una soluzione”, pur ricordando che le accuse di molti, albergatori in primis, sono fuorvianti. “Con Airbnb tutte le transazioni sono tracciate elettronicamente, non è decisamente la piattaforma consigliata per chi vuole evadere”, dice.

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