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Mediaset, Vivendi punta al 30% del capitale

L’annuncio dell’azienda guidata da Bollorè: “Ambizione strategica”. Esposto Fininvest alla Consob per manipolazione di mercato. Oggi il cda Mediaset

Pubblicato il 19 Dic 2016

Andrea Frollà

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Nuovo colpo di scena nell’affaire MediasetVivendi firmato Bolloré. Ieri in un comunicato diffuso a Borsa chiusa la media company ha annunciato di aver “deciso di aumentare la partecipazione in Mediaset entro il limite deel 30% del capitale e dei diritti di voto”. Il fulmine arriva a poche ore dal cda della compagnia televisiva, che si riunirà oggi a Milano. Vivendi, si legge nella nota, “ricorda che la sua presenza nel capitale di Mediaset rientra nella volontà di sviluppare in Europa del Sud e nel quadro delle sue ambizioni strategiche un gruppo internazionale dei media e dei contenuti di essenza europea”. La decisione arriva dopo una riunione del Comitato esecutivo e l’autorizzazione del Consiglio di sorveglianza e proietta la media company alle soglie dell’Opa obbligatoria, che scatta al superamento della soglia del 30% delle partecipazioni o dei diritti di voto.

L’attesa è ora tutta per il board di Mediaset, la cui controllante Fininvest ha in queste ore ha ufficialmente presentato un esposto per manipolazione del mercato e abuso di informazioni privilegiate nei confronti di Vivendi per la salita in Mediaset. L’atto fa seguito alla denuncia presentata da Fininvest alla Procura della Repubblica di Milano il 13 dicembre scorso e inviata per conoscenza anche alla Consob. Nell’esposto si chiede alla Commissione che vigila sulle società quotate di esercitare i poteri che le norme le attribuiscono in materia. I legali di Fininvest hanno anche depositato presso la Procura di Milano ulteriori documenti relativi alla vicenda.

La riunione del board programmata da tempo arriva dunque nel momento più concitato per la storia della compagnia televisiva della famiglia Berlusconi. La fulminea salita di Vivendi nel capitale azionario di Mediaset, di cui il Gruppo guidato da Vincent Bolloré controlla per ora il 20%, ha irritato i vertici della società italiana e della sua controllante, la holding Fininvest. Dopo una settimana frenenetica di mosse e contromosse lungo l’asse Milano-Parigi, con il titolo in Borsa che è cresciuto del 56% dall’inizio degli acquisti di Vivendi e del 30% dalla loro ufficializzazione, domani si saprà qualcosa in più sulla posizione dei vertici di Mediaset nei confronti della scalata della media company francese. Visti i numerosi stravolgimenti di scenario degli ultimi mesi e delle ultime ore è bene andarci cauti. Anche ieri giornata positiva a Piazza Affari, con acquisti su Mediaset (+1,52%) pari all’1,5% del capitale. Il livello di guardia sulla vicenda era già salito ulteriormente nel weekend, denso di botta e risposta.

Se infatti il rastrellamento delle azioni Mediaset da parte di Bolloré aveva già scaldato abbastanza gli animi a Cologno Monzese, l’intervista del ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine al Corriere della Sera pubblicata sabato è servita a gettare ulteriore benzina sul fuoco e a fornire nuove carte ai legali del Biscione. “Fininvest e Mediaset ci hanno fatto causa per aver rotto il contratto su Premium. Ma noi ci siamo tirati indietro perché abbiamo scoperto di aver firmato un’intesa diversa da quanto ci era stato detto”, ha evidenziato de Puyfontaine che per rendere più chiara la posizione di Vivendi ha usato una metafora che non è stata affatto gradita: “È come se ci avessero invitato a cena in un ristorante a tre stelle e poi ci siamo ritrovati in un McDonald’s”.

L’acquisto aggressivo di azioni Mediaset, costato “circa 800 milioni di euro”, è per il numero uno di Vivendi un “nostro modo per arrivare a un risultato positivo ma non siamo ostili”, mentre sull’ipotesi di Opa De Puyfontaine ha preferito non commentare, pur lasciandosi sfuggire in un altro passaggio dell’intervista che la media company “ha i mezzi per farlo”. L’Ad della compagnia transalpina ha ripetuto nuovamente che l’obiettivo resta “trovare un buon risultato su Premium” e costruire “un’alleanza per creare una media company europea di dimensioni mondiali, con un approccio latino e contenuti di grande qualità, in grado di competere con giganti come Amazon Prime e Netflix”. Come dichiarato spesso per Telecom, di cui Vivendi detiene il 24,68%, de Puyfontaine ha sottolineato che l’interesse francese è “di lungo termine: vogliamo essere partner industriali” e l’asse con Mediaset “è un progetto in cui crediamo molto”

Il numero uno di Vivendi ha ammesso anche due incontri con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che nelle ore successive alla salita ha commentato in modo critico il modus operandi di Bolloré, e con Pier Silvio Berlusconi. Tra i big in campo c’è sicuramente Fedele Confalonieri, presidente del cda Mediaset che, poche ore dopo l’intervista di de Puyfontaine, intervenendo a un appuntamento di Confindustria Piacenza, è tornato sulla settimana frenetica dichiarando apprezzamento per la posizione del Governo (“Sta agendo in modo molto corretto e anche molto deciso”) e criticando le modalità usate da Vivendi (“È l’eterogenesi dei fini, cioè partire con determinato intento è arrivare poi a un altro”.

La tensione insomma non manca e a Cologno Monzese si stanno delineando le strategie difensive, dettate dal timore che il rastrellamento di azioni Mediaset sia solo l’antipasto di un’ulteriore azione ostile. Così se l’azione dell’Agcom e le parole del ministro Calenda hanno fatto dire a Confalonieri che in gioco non c’è solo l’italianità ma “anche l’interesse nazionale”, è probabile che dal cda qualche novità, in un senso di apertura o di scontro aperto, arriverà soprattutto dopo l’annuncio relativo all’obiettivo 30%.

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