SICUREZZA

Richiedi il visto per viaggiare negli Usa? Ti controllano gli account social

Dal 20 dicembre nel menù della richiesta online d’ingresso compaiono Facebook, Instagram, Linkedin e altre piattaforme con lo spazio per il nome utente. Ma le nuove norme antiterrorismo non convincono l’Internet Association e altre organizzazioni che attaccano: “Minaccia alla libertà d’espressione”

Pubblicato il 28 Dic 2016

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Un “passaporto social” per entrare negli Stati Uniti. Da qualche giorno, precisamente dal 20 dicembre, il dipartimento Customs and Border Protection degli Usa ha iniziato a invitare gli stranieri che fanno domanda online d’ingresso, attraverso l’Electronic System for Travel Authorization (Esta), a indicare la propria presenza sui social network comprensiva di nomi utente. La novità, annunciata lo scorso giugno dall’Amministrazione Obama, rientra nell’ambito dei controlli “per prevenire minacce terroristiche” e viene presentata nelle domande online come inserimento “facoltativo”, ma questi due elementi non sono bastati a evitare una scia di polemiche partite dai colossi hi-tech.

Nel menù per la dichiarazione online, necessaria per i visitatori provenienti da 38 Paesi tra cui l’italia, vengono indicate le piattaforme di Facebook, Google+, Instagram, LinkedIn e YouTube con uno spazio per inserire il relativo nome utente. Il dipartimento ha assicurato che la mancata comunicazione non comporta il respingimento della domanda, ma secondo l’Internet Association, di cui fanno parte colossi del settore come Google, Facebook e Twitter, il programma minaccia la libertà d’espressione e c’è il rischio che le verifiche non si limitino a possibili legami con gruppi fondamentalisti o terroristici. I giganti del web temono, specie dopo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali, che attacchi o insulti sui social al presidente eletto possano penalizzare chi presenta la domanda.

“Ci sono pochissime regole su come queste informazioni vengono raccolte, custodite e diffuse ad altre agenzie, né vi sono linee guida per limitarne l’uso”, denuncia Michael W. Macleod-Ball della American Civil Liberties Union. Secondo Nathan White di Access Now, altra organizzazione per i diritti civili, anche se la richiesta è su base volontaria, “la maggior parte dei visitatori stranieri preferiranno compilare il modulo piuttosto che rischiare ulteriori domande da parte di minacciosi agenti in uniforme, quegli stessi agenti che dovranno decidere se le tue barzellette sono divertenti o se rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale”.

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