GIUSTIZIA

Bufera tangenti per Samsung, il rampollo Lee Jae-yong rischia il carcere

L’erede della famiglia che controlla il colosso dell’elettronica interrogato per 24 ore dalla task force che indaga sullo scandalo che ha coinvolto il presidente della Repubblica. In ballo c’è una maxi mazzetta da 18 milioni di dollari. Attesa entro domenica la decisione sugli arresti

Pubblicato il 13 Gen 2017

A.S.

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Un interrogatorio interminabile, lungo 22 ore, per ricostruire con esattezza come e perché 18 milioni di dollari siano passati dalle casse di Samsung a quelle di una società tedesca riconducibile a Choi Soon-hye, confidente (oggi in carcere) della presidente della Repubblica della Corea del Sud, Park Geun-hye, attualmente sotto impeachment perché coinvolto in un grande scandalo-corruzione.

A essere ascoltato dal panel investigativo speciale che indaga sulla vicenda è stato Lee Jae-yong, erede della famiglia che controlla il gigante dell’elettronica, vicepresidente di Samsung electronics ma di fatto numero uno dell’azienda.

Secondo la ricostruzione dell’agenzia di stampa Yonhap, il pagamento sarebbe avvenuto per ottenere il voto favorevole del National Pension service, il principale fondo pensione pubblici al piano di riassetto societario del gruppo.

Durante l’interrogatorio Lee Jae-yong ha affermato che la presidente della Repubblica obbligò la sua società a versare miliardi di won nelle casse di organizzazioni e società riconducibili alla sua stretta confidente Choi Soon-sil. Le affermazioni rilasciate nelle scorse ore da Lee, però, non coinciderebbero con quelle rilasciate il 6 dicembre durante un’audizione parlamentare: proprio per queste incongruenze Lee è stato formalmente incriminato di spergiuro.

La procura speciale che indaga sul maxi caso di corruzione deciderà entro domenica se chiedere l’arresto di Lee Jae-yong. “Sembra che una decisione sull’arresto possa essere presa domani o dopodomani”, annuncia Lee Kyu-chul, portavoce dell’ufficio della
procura.

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