CYBERSECURITY

Allarme hacker alla Nato: 500 attacchi al mese

Il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jason Stoltenberg: “La questione della cyber-difesa avrà un ruolo importante al prossimo summit dell’alleanza”. Caso Eye Pyramid, il presidente del Copasir Stucchi: “Il governo riveda completamente il decreto Monti”

Pubblicato il 19 Gen 2017

A.S.

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Nel 2016 gli attacchi informatici nei confronti della Nato sono aumentati del 60% rispetto all’anno precedente, e sono stati compiuti per la maggior parte “non da privati, ma “Sostenuti da istituzioni statali di altri Paesi”.

A illustrare i dati e dirsi “estremamente preoccupato” dalla situazione è Jason Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza atlantica in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt, in cui ha messo in guardia anche sui tentativi di manipolazione a cui potrebbero essere sottoposte le prossime elezioni in calendario in Europa.

“Secondo le nostre ultime analisi – ha sottolineato – lo scorso anno ci sono stati in media circa 500 attacchi informatici al mese contro le installazioni della Nato, sono particolarmente preoccupato per questa evoluzione”.

“La questione della cyber-difesa – ha aggiunto Stoltenberg – avrà un ruolo importante al prossimo summit della Nato. Dobbiamo continuare a rafforzare i nostri sforzi su questo terreno”.

Sul caso italiano di cyberspionaggio ai danni dei vertici del mondo politico e istituzionalie italiano emerso in Italia la scorsa settimana, intanto, è intervenuto oggi con un’intervista a Foomriche.net Giacomo Stucchi, presidente del Copasir: “La normativa prevista dal decreto Monti del 2013 è da rivedere completamente e forse serve un nuovo decreto che la sostituisca – afferma – Quattro anni di sviluppo tecnologico sul fronte della cybersecurity equivalgono a 50 anni nel mondo reale. Mi auguro che dal governo arrivi una proposta rapida per riuscire a definire il tutto in pochi mesi”. “Finché non avremo i dati dagli Stati Uniti, dove sono basati alcuni server, non riusciremo a capire il reale perimetro della vicenda e ci vorrà del tempo – ha sottolineato riferendosi all’inchiesta che ha portato all’arresto dei fratelli Occhionero – Si è parlato di 18 mila account, ma ci sono soggetti con più e-mail e dunque il numero reale delle persone coinvolte è inferiore. Le intenzioni sono una cosa, i risultati un’altra. Sul fatto poi che agissero di propria iniziativa o per conto di qualcuno, per ora posso solo rilevare che il malware usato era vecchissimo”. “Entro fine mese – conclude – visiteremo la struttura della nostra intelligence deputata alla cyber-defence per valutarne direttamente il funzionamento e il livello di organizzazione e di difesa, come abbiamo già fatto in passato con altre strutture. E’ una sfida continua e le persone preposte sono qualificate, capaci e pronte ad affrontare gli attacchi che possono arrivare da hacker strutturati o indirizzati da governi stranieri”.

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