IL CASO

Amazon “blinda” i dati di Echo: “Ci appelliamo al primo emendamento”

La compagnia si rifiuta di fornire alla Polizia Usa, che indaga su un caso di omicidio in Arkansas, le informazioni contenute nell’assistente vocale perché potrebbero rivelare dettagli sugli interessi dell’utente che meritano una protezione dal governo

Pubblicato il 24 Feb 2017

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Amazon rifiuta di fornire alla Polizia americana i dati e le comunicazioni di Alexa, l’assistente virtuale del suo dispositivo Echo, richiesti nell’ambito di indagini su un caso di omicidio. Stavolta il colosso di Seattle si appella al primo emendamento della Costituzione Usa che difende, fra l’altro, la libertà di parola.

Amazon, secondo quanto riportato dal sito di Forbes, ha presentato una mozione per rigettare il mandato delle autorità, sostenendo che sia i comandi vocali dell’utente sia le risposte dell’assistente virtuale Alexa sono protetti dal primo emendamento perché potrebbero rivelare dettagli sugli interessi dell’utente che meritano protezione dal governo.

La web company chiede agli investigatori di dimostrare che non riescono a reperire altrove le informazioni e di dar prova di una necessità “impellente” delle registrazioni. Echo è un altoparlante da salotto – al pari di quelli presenti sugli smartphone – ed è basato su Alexa, un software che fa da assistente personale virtuale sfruttando riconoscimento vocale e intelligenza artificiale.

Il dispositivo funziona registrando passivamente tutto quello che viene detto nel suo raggio d’azione: quando viene pronunciata la parola Alexa si attiva e dà risposte all’utente. A dicembre scorso la polizia dell’Arkansas aveva ottenuto dalla magistratura un mandato per costringere Amazon a svelare le registrazioni dell’Echo trovato in casa di James Andrew Bates, un uomo accusato di omicidio. Gli investigatori sperano che il dispositivo possa dare una mano per incastrare il colpevole.

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