HATE SPEECH

Fuga della pubblicità da Youtube, Google corre ai ripari

L’azienda adotta nuovi strumenti per il machine-learning così da offrire ai brand spazi pubblicitari “sicuri” contro l’hate speech dei video. Il chief business officer Schindler: “Si tratta in realtà di un fenomeno marginale”

Pubblicato il 03 Apr 2017

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Un “piccolo problema” dai “numeri ristretti” che Google sta risolvendo. Lo ha detto a Recode Philipp Schindler, chief business officer dell’azienda, commentano l’emorragia di grandi clienti, preoccupati perché i loro annunci erano finiti sui video di YouTube che promuovevano odio e violenza. Google correrà ai ripari utilizzando le tecnologie di terze parti per impedire un bis del caso.

Il problema è stato sollevato nei giorni scorsi dal Times londinese che riportava come molte aziende abbiano ritirato la pubblicità dalla piattaforma in segno di protesta. Una retromarcia che, secondo alcuni analisti, potrebbe costare all’azienda circa 750 milioni di dollari. Nelle ultime settimane, ha sottolineato Schindler, “qualcuno ha deciso di accendere i riflettori”, in modo “aggressivo”. Ad ogni modo, ha assicurato, Google è al lavoro per risolvere la questione: ha migliorato il software che individua video non adatti a contenuti pubblicitari e ha perfezionato il sistema di segnalazioni su filmati inappropriati.

La compagnia ha offerto più strumenti agli inserzionisti per decidere il posizionamento degli spot. Il punto, ha precisato Schindler, è anche che i sistemi informatici dovranno cominciare a “capire il contesto” in “modo diverso”. Un conto, ha detto, è se un termine potenzialmente offensivo compare in una canzone rap, un altro è se viene inserito in filmati di altro tipo.

Quanto alla protesta degli inserzionisti, un altro manager di Big G ha precisato che il fenomeno dei video “tossici” rappresenta “un millesimo di punto percentuale del totale degli annunci”.

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