LA SENTENZA

Uber Black, stop dei giudici: “E’ concorrenza sleale”

Il Tribunale di Roma accoglie il ricorso dei tassisti e vieta il servizio di trasporto di lusso via app. Ora la società rischia di dover interrompere tutte le attività in Italia

Pubblicato il 07 Apr 2017

F.Me

uber-170223143140

Il Tribunale di Roma ha ordinato il blocco, entro 10 giorni, dei servizi offerti dal gruppo Uber in Italia con la app Uber Black, ossia leberline nere con autista attive a Milano e nella Capitale, e le analoghe app Uber-Lux, Uber-Suv, Uber-X, Uber-XL, UberSelect, Uber-Van. E’ stato accolto un ricorso per concorrenza sleale delle associazioni di categoria dei tassisti assistite da un pool di legali coordinato dall’avvocato Marco Giustiniani dello Studio Pavia e Ansaldo e composto da Moravia, Gigliotti, Massari e Fabbi.

La decisione della nona sezione civile del Tribunale di Roma arriva dopo che già due anni fa a Milano, sempre accogliendo un ricorso cautelare dei tassisti, i giudici avevano disposto il blocco della app UberPop, uno dei servizi messi a disposizione dalla multinazionale americana e che permette a chiunque di fare il tassista senza licenza. Un blocco, poi, confermato nelle scorse settimane anche dal Tribunale di Torino.

Con la sentenza depositata oggi, invece, il Tribunale di Roma, “accertata la condotta di concorrenza sleale”, ha inibito a Uber “di porre in essere il servizio di trasporto pubblico non di linea con l’uso della app Uber Black” e di “analoghe” app, “disponendo il blocco di dette applicazioni con riferimento alle richieste provenienti dal territorio italiano, nonché di effettuare la promozione e pubblicizzazione di detti servizi sul territorio nazionale”. Il giudice Alfredo Landi, inoltre, oltre a disporre la “pubblicazione” della sentenza sul sito di Uber, ha fissato anche una penale di 10mila euro “per ogni giorno di ritardo nell’adempimento” del blocco “a decorrere dal decimo giorno successivo” alla pubblicazione della sentenza, ossia da oggi. “A seguito di questa pronuncia del Tribunale di Roma – ha spiegato l’avvocato Giustiniani – la multinazionale Uber rischia di dover interrompere ogni attività in Italia, in quanto i servizi ad oggi offerti sono stati riconosciuti in contrasto con il diritto nazionale e in concorrenza sleale con gli altri operatori del settore”.

Ma i consumatori non ci stanno. “Dopo Uber pop, è la volta di Uber Black: i giudici, a suon di sentenze, stanno entrando a gamba tesa nella materia e stanno bloccando tutti i servizi tecnologici di mobilità (per di più sulla base di inconcepibili presupposti di urgenza), ostinandosi a voler inquadrare questi servizi a tutti i costi nella legge attuale. Peccato che siano una cosa nuova e diversa e che, quindi, non possano inquadrarsi nella legge quadro esistente”, dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

L’associazione di consumatori ricorda che secondo l’autorità dei trasporti gli Stm configurano “la creazione di un nuovo e specifico segmento del mercato della mobilità urbana non di linea”, mentre per l’Antitrust, UberPop è un servizio di trasporto privato non di linea. “Se ogni cosa nuova viene vietata, solo perchè non prevista dalla legge vigente, finiamo per bloccare ogni innovazione, violando l’articolo 41 della Costituzione” prosegue l’avvocato Dona.”Ma se i giudici hanno tutto questo spazio nel nostro Paese, lo dobbiamo alla pigrizia del legislatore e alle paure elettorali del Governo che deve cambiare rotta: va stracciata la bozza finora circolata che prevede che le prenotazioni per il servizio di noleggio con conducente, anche se effettuate con modalità telematiche, debbano avvenire presso la sede del titolare dell’autorizzazione. Una norma assurda, considerato le potenzialità dell’innovazione digitale che rischiano di restare frustrate se le regole le lasciamo scrivere dai giudici”, conclude il presidente Dona.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!