IL CASO

Privacy, i “totem-spia” nel mirino del Garante

L’authority avvia una verifica sui cartelloni smart della stazione Centrale di Milano, dopo una segnalazione dell’associazione Hermes. Sotto osservazione il trattamento senza consenso dei dati biometrici dei passanti

Pubblicato il 11 Apr 2017

An.F.

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Le videocamere dei totem pubblicitari della stazione Centrale di Milano riconosco sesso, età e livello di attenzione di chi li guarda. Ma chi ci passa davanti non lo sa e non ne viene informato a dovere. Ecco perché il Garante della privacy, riporta il Corriere della Sera, ha chiesto informazioni a Quividi, la società francese che nel 2013 ha portato i cartelloni smart in stazione.

Il caso nasce da un’attenta osservazione di Giovanni Pellerano, fondatore e responsabile dell’ufficio tecnico del centro per la trasparenza e i diritti umani digitali Hermes, che dopo aver notato un messaggio di errore si è messo ad analizzare le info visualizzate sul terminale, per poi scoprire la presenza di un software di riconoscimento facciale.

Dispositivi del genere esistono dappertutto e vengono utilizzati per fornire dati preziosi a chi compra gli spazi pubblicitari. Informazioni sui comportamenti di chi visualizza gli spot interattivi, che permettono di comprendere meglio l’efficacia della campagna di martketing. La questione privacy si lega al consenso di coloro che, passando o fermandosi davanti al totem, forniscono dei dati. “Questi sono strumenti che in sé non rappresentano un pericolo, soprattutto se utilizzati nella mera ottica di contapersone – spiega il fondatore di Hermes -. Tuttavia l’esistenza del software su cui il garante oggi vuole dei chiarimenti, è palese dal momento che un malfunzionamento è in corso da tempo e non è mai stato risolto”.

L’Autorità garante per la protezione dei dati personale vuole verificare, in particolare, che il sistema mantenga anonime le rilevazioni e non consenta il riconoscimento dei passanti trattando le immagini in tempo reale e senza registrarle. Cioè che i dati ottenuti non siano riconducibili a una persona specifica, perché in questo caso si configurerebbe una violazione della privacy legata al mancato consenso.

“Questi totem pubblicitari interattivi sembrano essere del tutto leciti nella misura in cui il sistema si limita a collegare alle “sagome” dei passanti degli specifici messaggi, targettizzati per macro categorie: uomini, donne, bambini ad esempio o altre più specifiche se possibile – spiega a CorCom Marco Consonni, avvocato dello studio Orsingher Ortu – A patto di mantenere però pieno anonimato sulle rilevazioni ed evitando una qualsiasi videoregistrazione delle immagini dei passanti. Così configurato un totem non crea alcun problema di privacy”. Entro fine mese dovrebbero arrivare sul tavolo dell’authority le risposte della società francese che installa i cartelloni digitali.

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