IL CASO

Tempi duri per Elon Musk: 53mila Tesla richiamate. E arriva una class action

Il terzo più grande callback di automobili nella storia degli Stati Uniti dovuto a un difetto del sistema frenante per il parcheggio. A San José denuncia per il malfunzionamento al software del pilota automatico. L’azienda: “Denuncia in malafede”

Pubblicato il 21 Apr 2017

Antonello Salerno

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Brutto periodo per Elon Musk, che vede la sua Tesla al centro dell’attenzione per i difetti che iniziano a emergere sulle sue auto elettriche. Due i casi nel corso delle ultime 48 ore: oggi la casa ha annunciato il ritiro di 53mila automobili (il terzo più grande callback mai effettuato negli Usa), pari ai due terzi della produzione dello scorso anno, per problemi al sistema frenante elettronico per il parcheggio. Intanto ieri negli Usa è stata depositata una class action contro l’azienda, con gli utenti che denunciano il malfunzionamento dell’”autopilot”, il pilota automatico, che per difetti di software renderebbe i mezzi insicuri.

I 53mila mezzi (sugli 83 mila prodotti nel 2016) di cui oggi è stato annunciato il ritiro sono tutti “model S” e Model X”, assemblati tra febbraio e ottobre dello scorso anno, che montano un ingranaggio che potrebbe essere stato realizzato in modo impreciso dalla filiale nordamericana dell’italiana Brembo. Conseguenza: la rottura del componente e il blocco dei freni per il parcheggio. “Stiamo lavorando con Tesla per risolvere il problema rapidamente”, conferma un portavoce di Brembo North America.

“Nonostante meno del 5% dei veicoli richiamati potrebbe essere interessati dal problema – afferma Tesla in una nota – abbiamo deciso il richiamo per seguire la vicenda con la massima cautela, dal momento che è difficile individuare con esattezza quali automobili montino effettivamente il pezzo difettoso”.

Intanto Tesla tiene a specificare che non si sono ancora verificati incidenti o problemi per l’incolumità dei passeggeri legati a questo disguido, e che le riparazioni potranno essere completate nell’arco di 45 minuti.

Quanto alla causa, la denuncia accusa la casa di aver venduto negli Usa 47mila automobili che montano un software per il pilota automatico “pericolosamente difettoso”. I guidatori, si legge nella denuncia depositata alla corte federale di San Jose, in California, “sono diventati beta tester di software sgangherati che rendono le automobili Tesla pericolose”. I consumatori che hanno presentato la denuncia sostengono che le loro automobili, pagate tra gli 81mila e i 113mila euro, a volte si spostano di corsia “ondeggiando, frenando senza motivo o non riuscendo a rallentare quando si avvicinano ad altri veicoli” quando il pilota automatico è attivato.

La class action riguarda i proprietari di Model S e Model X che hanno comprato le automobili tra l’inizio di ottobre 2016 e la fine di marzo 2017.

“Questa causa è un tentativo in malafede per assicurare una parcella agli avvocati, mettendo in scena questo tentativo come se fosse un’azione legale legittima: a confermarlo è il fatto che la denuncia rappresenta molti fatti in modo errato. L’interpretazione non accurata e sensazionalistica della nostra tecnologia che è stata data da questo gruppo di persone – conclude Tesla – è esattamente il tipo di disinformazione che minaccia di danneggiare la sicurezza dei consumatori”.

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