LO STUDIO

Digitale motore di crescita. Ma il gap tecnologico globale si allarga

L’economia innovativa cresce di 4 punti percentuali dal 2015 al 2017. Ma nonostante l’aumento, i Paesi meno sviluppati fanno fatica a decollare sul fronte banda larga mobile, forza lavoro specializzata e IoT. Le rilevazioni del Huawei Global Connectivity Index

Pubblicato il 27 Apr 2017

Federica Meta

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Cresce il digital gap tra le economie dei Paesi più sviluppati e quelli in fase di sviluppo. Lo rileva Huawei Global Connectivity Index (GCI) 2017 che mostra i progressi dei Paesi in termini di trasformazione digitale, basandosi su 40 indicatori che fanno riferimento a cinque fattori determinanti: banda larga, data center, cloud, big data e Internet of Things. Investire in queste cinque tecnologie chiave permette ai Paesi di digitalizzare le loro economie.

Secondo il GCI 2017, il progresso globale verso un’economia digitale si sta realizzando sempre più concretamente. Il punteggio mondiale del GCI è cresciuto di quattro punti percentuali dal 2015. Il report dimostra che l’Ict è diventato il motore della crescita economica. Ma nonostante questo il divario tecnologico si amplia.

Dei 50 Paesi analizzati, 16 sono considerati all’avanguardia, ovvero ‘Frontrunners’, 21 sono ‘Adopters’, mentre i rimanenti 13 sono ‘Starters’. Queste classificazioni riflettono il progresso delle nazioni in ambito digitale.

I Frontrunners (Pil medio pro capite di 50,000 dollari) sono per lo più economie sviluppate, in grado di migliorare costantemente l’esperienza digitale dell’utente utilizzando i Big Data e l’IoT per realizzare società più ‘intelligenti’ ed efficienti. Gli Adopters (Pil medio pro capite di 15,000 dollari) si focalizzano sull’aumento della domanda Ict per favorire la digitalizzazione dell’industria e sostenere la crescita economica. Gli Starters (Pil medio pro capite di 3,000 dollari) si trovano nella fase iniziale di realizzazione di infrastrutture Ict, e si dedicano al potenziamento dell’offerta Ict per garantire l’accesso al mondo digitale a un numero sempre maggiore di persone.

La ricerca afferma che le strategie economiche dei Paesi dovrebbero prestare molta attenzione alle crescenti disuguaglianze in campo digitale, sottolineando che “il digital divide è cresciuto considerevolmente”.

La ricerca rivela che “Prendendo in esame i dati forniti dal GCI in tre anni consecutivi, notiamo una crescente diseguaglianza; una versione Ict del ‘Matthew Effect’, la teoria sociologica secondo cui “I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”. La teoria suggerisce che gruppi o individui che dispongono di un vantaggio accumulato nel tempo non solo raggiungono il successo, ma utilizzano il proprio vantaggio per allontanare sempre più i propri competitor. Gli enti garanti delle policy devono riconoscere che il digital divide si sta allargando e influirà su ogni settore dell’economia e della società. Le nazioni che non sono in grado di realizzare una crescita economica stabile potrebbero anche avere difficoltà nel sostenere, educare e offrire opportunità di lavoro ai loro cittadini.”

Facendo leva su tecnologie Cloud, Big Data e IoT, i Paesi Frontrunners hanno conseguito un aumento di 4.7 punti GCI dal 2015 al 2017. Gli Adopter hanno evidenziato un aumento di 4.5 punti, mentre gli Starter si trovano in posizione arretrata e registrano scarsa competitività nell’Economia Digitale, con un miglioramento di soli 2.4 punti GCI.

Le aree dove la diseguaglianza tra le tre categorie è più evidente sono la disponibilità della banda larga mobile, la percentuale di forza lavoro IT, l’investimento in Ict rapportato al Pil, il download di app e le basi IoT installate rispetto alla popolazione. Da sottolineare che la crescita di 1 punto nella classifica GCI equivale a un aumento del 2.1% in competitività, del 2.2% in innovazione e del 2.3% in produttività.

Il GCI 2017 ha confermato che l’esistenza di una correlazione tra investimenti in Ict e crescita del Pil è stata generalmente accettata da governi e settori produttivi. Esaminando i dati grazie a numerosi modelli di previsione economica, lo studio evidenzia che una nazione che ha investito circa il 10% in tecnologie e infrastrutture innovative Ict negli anni tra il 2017 e il 2025 ne trarrà importanti benefici. Come riportato nella ricerca, “Utilizzando questo modello di impatto economico scopriamo che ogni ulteriore dollaro investito in infrastrutture Ict potrebbe rendere circa 3 dollari sul Pil di quest’anno, 3,70 dollari nel 2020 e circa 5 dollari nel 2025”.

“Il crescente divario ha avuto un impatto significativo sui Paesi che si stanno avviando verso la trasformazione digitale – spiega Kevin Zhang, Presidente Huawei Corporate Marketing – Per restare competitive, le nazioni dovranno dare priorità allo sviluppo delle infrastrutture Ict nella fase iniziale della trasformazione digitale, come ad esempio la connettività a banda larga e l’adozione di cloud a livello strategico nella pianificazione economica, per attivare risorse locali e raggiungere una crescita sostenibile. Allo stesso tempo, i Paesi che mirano a capitalizzare il loro stato di Frontrunners devono privilegiare il cloud quale efficace catalizzatore per innescare una reazione a catena che acceleri il processo di trasformazione attraverso i Big Data l’IoT.”

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