LA RICERCA

Industria 4.0, operai addio: scatta l’ora dei lavoratori “imprenditivi”

Studio Federmeccanica-Media Research: gli addetti della fabbrica “smart” avranno caratteristiche più vicine al lavoro autonomo e parteciperanno in misura maggiore alla vita dell’impresa. Con l’approdo dei robot scompare la distinzione tra lavoro manuale e intellettuale

Pubblicato il 04 Mag 2017

F.Me

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L’Industria 4.0 non cambia solo i paradigmi della produzione industriale. Sta modificando anche i profili professionali del lavoratori, tanto che nelle aziende crescono i “lavoratori imprenditivi 4.0” con caratteristiche più vicine al lavoro autonomo. Non solo. Con l’approdo nelle fabbriche del digitale, di robot e macchine sempre più autonomi, le due categorie classiche “manuale” e “intellettuale” perdono di valore e si stanno consolidando ben 5 nuovi profili professionali. Insomma, nell’era 4.0, i lavoratori, in virtù del modo di operare e delle strumentazioni che utilizzano, sono portati a prendere decisioni autonome, a intervenire risolvendo problemi.

Ecco allora che abbiamo a che fare con “lavoratori imprenditivi” e che “partecipano” alle decisioni più di quanto non si ritenga alla vita della propria impresa. La prevalenza dei lavoratori, inoltre, è composta da chi svolge mansioni dove può prendere decisioni autonome (54,5%), l’impegno è soprattutto mentale (65,4%) e opera in team o comunque in relazione con altri colleghi (53,9%), utilizzando livelli di strumentazione tecnologica elevata (65,8%). A delineare il cambio di rotta è la terza rilevazione del Mol-Monitor sul Lavoro realizzato da Community Media Research per Federmeccanica e presentata oggi a Roma dal presidente della Federazione Fabio Storchi, alla presenza del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

Guardando ai lavoratori della metalmeccanica, l’esito complessivo dell’analisi rileva dati leggermente inferiori, ma, avverte la ricerca di Federmeccanica, s’innesta nel medesimo solco. Poco più della metà dei lavoratori del settore svolge infatti mansioni non esecutive (51,3%) che lo impegnano mentalmente (53,3%) più che fisicamente. Poco meno della metà opera in team con altri (48,2%). Soprattutto, i quattro quinti (81,4%) è alle prese con strumentazioni a elevato contenuto tecnologico, assai di più rispetto alla media nazionale.

Incrociando gli esiti dei diversi profili, sono stati cinque ceti professionali secondo alcuni caratteri prevalenti utili a connotare le differenti mansioni e la loro modalità di esecuzione. Operativo (8,7%): si tratta del profilo professionale meno pregiato e rappresenta il lavoratore che svolge un’opera prevalentemente esecutiva, con attrezzature tradizionali o scarsamente tecnologiche, non ha autonomia decisionale, né deve relazionarsi con altri colleghi. Manuale upgrade (15%): più cospicuo del precedente gruppo, è costituito da quanti pur svolgendo un lavoro esecutivo e manuale, dispongono di strumentazioni tecnologiche complesse e/o devono prendere decisioni in autonomia, devono essere dotati di spirito imprenditivo. Operatore esperto (23,9%): rispetto ai precedenti gruppi, somma oltre alle capacità decisionali autonome e l’utilizzo di strumentazioni innovative, l’opportunità di lavorare all’interno di un gruppo o di relazionarsi con altri colleghi, sviluppando così ulteriori capacità professionali. Mentedopera (32,9%): costituisce il ceto più popolato e rappresenta il punto dove la dimensione intellettuale, che è prevalente, si può sposare anche con abilità manuali. Skill 4.0 (19,6%): si tratta della professionalità con le competenze più elevate, poiché somma autonomia decisionale, impegno cognitivo, utilizzo di tecnologie avanzate e lavoro in team.

“La ricerca realizzata da Federmeccanica – ha sottolineato il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti – offre un importante contributo di conoscenza sui cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, su come vengono percepiti e sull’evoluzione che determinano nei comportamenti e nelle attitudini dei lavoratori. I risultati dello studio testimoniano come, anche nell’industria, si stia affermando un lavoro caratterizzato da crescenti contenuti di competenza, creatività, responsabilità. È un’indicazione importante, in quanto l’evoluzione dei processi produttivi e le nuove forme di organizzazione del lavoro legati alla crescente diffusione dell’automazione e delle tecnologie digitali, pongono l’esigenza di una disponibilità dei lavoratori al coinvolgimento nel processo produttivo, ad una maggiore partecipazione alla vita dell’impresa, indispensabile in vista dell’obiettivo di migliorarne la competitività”.

In questa indagine “troviamo molte conferme – ha detto il presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi – Nelle nostre imprese la centralità della persona è già realtà. I lavoratori sono coinvolti e si sentono a casa in Azienda. Cercano opportunità di crescita professionale piuttosto che garanzie del posto del lavoro e vogliono veder premiati i risultati anche collegando i salari alla produttività. Abbiamo intrapreso una via italiana alla partecipazione ed il Rinnovamento Contrattuale è un altro importante passo in quella direzione. Siamo solo all’inizio di un cammino complesso e ognuno deve fare la sua parte. Non ci resta quindi che andare avanti, insieme”. Il vicepresidente Fabio Astori, con delega alla Cultura d’Impresa ha sottolineato come “il cambiamento del lavoro sia già in atto. I profili dei lavoratori sono molto diversi da quelli del modello fordista ormai da tempo superato. Oggi i lavoratori operano più in autonomia, stanno acquisendo un alto livello di competenze e capacità e la componente intellettuale è divenuta centrale. Mentre il lavoro manuale è sempre più marginale. Le persone possono auto realizzarsi professionalmente e personalmente anche in Fabbrica. Questi sono i nuovi lavoratori imprenditivi”.

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