IL CASO

Intelligenza artificiale, Facebook “insegna” alle chatbot come mentire

Il team di ricerca Fair al lavoro per istruire i robot sulla conduzione di trattative. Test riusciti sulla gestione di “bluff”

Pubblicato il 15 Giu 2017

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Mettere in campo una chatbot che sia in tutto e per tutto simile a un servizio offerto da un umano vuol dire insegnare al software anche come mentire, e come farlo in modo che questo sia funzionale a un obiettivo da raggiungere, ad esempio l’esito di una trattativa. A lavorare su questo tema con l’intelligenza artificale è stata Facebook, che ha da poco reso noti i risultati di una propria ricerca in questo campo. Ne è emerso che le chatbot, i software cioè che dialogano con le persone via chat come fossero utenti virtuali, stanno diventando sempre più intelligenti e stanno imparando a trattare, e mentire, proprio come l’uomo.

Il team di ricerca sull’intelligenza artificiale (Fair) di Facebook ha compiuto dei passi in avanti nell’insegnare alle macchine come negoziare: quella di intavolare trattative è un’attività di comunicazione molto complessa, perché richiede anche la capacità di progettare in anticipo le proprie mosse e affermazioni. In qualche caso è necessario bluffare, quindi mentire. Facebook, spiegano i ricercatori nello studio appena pubblicato, ci è riuscito. Ha sottoposto ai chatbot dei dialoghi di negoziazione tra persone reali e poi li ha addestrati a imitarli. Gli utenti virtuali avevano compiti semplici, come dividersi un certo numero di oggetti di diverso valore. I progressi raggiunti dai chatbot, spiega Facebook, sono stati tali per cui in test successivi di dialogo con esseri umani, questi ultimi non si sono resi conto che stavano dialogando con una “macchina” e non con una persona. E anche la capacità di bluffare non era tra gli insegnamenti programmati, ma un comportamento che i chatbot hanno adottato per raggiungere i propri obiettivi. Facebook, che ha da poco lanciato l’assistente virtuale M nella sua chat Messenger, non è l’unico big di internet a spingere sull’intelligenza artificiale impiegata negli assistenti digitali. Della partita sono anche Google, Apple, Amazon, Microsoft.

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