CYBERSECURITY

Namirial, certificati digitali “blindati” grazie alla blockchain

La società marchigiana brevetta una soluzione per la validazione dei certificati attraverso blockchain

Pubblicato il 22 Giu 2017

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Si parte da una intuizione scientifica nata all’interno di un’azienda IT marchigiana, passando per il riconoscimento ottenuto dalle maggiori università e centri di ricerca italiani, fino ad arrivare ad un brevetto che apre la strada su una tecnologia informatica complessa e finora poco esplorata: la blockchain.

Parliamo di Namirial, l’azienda di IT con base a Senigallia ma che guarda con successo al mercato internazionale con subsidiary in Austria, Romania, America del Nord e Latam, il miglior esempio di un modello virtuoso capace di concretizzare idee brillanti attraverso una sinergia strategica con l’Università Politecnica delle Marche.

In particolare la stretta collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ha fatto sì che un giovane 24enne studente dell’Università Politecnica delle Marche, Daniele Sciarroni, potesse studiare ed approfondire con una tesi di laurea il tema della blockchain, contribuendo in maniera efficace ad implementare conoscenze e metodi di sperimentazioni poi concretizzatesi con la stesura e la pubblicazione dell’articolo scientifico “Certificate validation through public ledgers and blockchains”.

Il progetto tutto marchigiano è stato selezionato da oltre quaranta università e dai maggiori centri di ricerca italiani, si è guadagnato il consenso della platea della prima conferenza italiana sulla cybersecurity svoltasi all’Università Ca’ Foscari di Venezia, nata in seno al Laboratorio Nazionale Cybersecurity del Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica, ottenendo infine anche il riconoscimento di un brevetto.

Il brevetto presenta un nuovo approccio di gestione e condivisione delle informazioni relative ai certificati digitali. L’idea è quella di costruire una “Public Key Infrastructure” che sia condivisa tra più utenti all’interno di quello che possiamo considerare un libro mastro pubblico.

La caratteristica fondamentale della tecnologia blockchain sta nel registrare tutte le operazioni relative ai vari certificati in un registro che fosse condiviso e memorizzato in maniera distribuita e immodificabile nella rete, facilitando l’accesso a chiunque voglia scriverci sopra ma anche a chi semplicemente voglia leggerne il contenuto. Ogni operazione viene annotata e condivisa assumendo caratteristiche di forte affidabilità in quanto una volta inseriti, i dati sono aggiornati in maniera permanente.

Giuseppe Gottardi, Responsabile della Unit “Cyber Defence” di Namirial, enfatizza l’importanza di questo brevetto e della collaborazione sinergica con università e centri di ricerca: “È il passaggio finale di un processo che ha visto tutti gli attori coinvolti portare il proprio contributo in maniera costruttiva. Namirial è da sempre attenta e investe molte risorse in attività di ricerca. Ringrazio il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università Politecnica delle Marche con il quale collaboriamo portando avanti ricerche in simbiosi.”

Le importanti attività di ricerca della Unit Cyber Defence di Namirial, si concretizzano anche nella realizzazione di una innovativa piattaforma informatica in grado di effettuare una valutazione dei rischi tecnologici di un soggetto terzo eseguendo misurazioni tecniche sulla superficie di attacco, sulle vulnerabilità, sull’esposizione di documenti riservati, account e dati rubati, infezioni da malware e così via. Questa piattaforma è in grado di supportare in modo efficace le aziende a soddisfare l’obbligo di una analisi dei rischi, compresi quelli informatici circa la sicurezza dei dati, imposto dalla normativa europea in materia di protezione dei dati “Gdpr”, cui tutte le organizzazioni dovranno adeguarsi entro maggio 2018.

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