PRIVACY

Security, il Governo Trump chiede a Apple maxi-rilascio di dati personali

Rapporto trasparenza: sono 13mila quest’anno le richieste dell’amministrazione federale per la consegna di informazioni su utenti iPhone. Ma la compliance non è obbligatoria

Pubblicato il 29 Set 2017

washington-usa-obama-160415123234

Apple nel mirino del governo Usa che vuole visionare i dati personali di alcuni utenti della Mela in nome degli interessi della sicurezza nazionale. Come si legge nel rapporto sulla trasparenza pubblicato da Cupertino, nella prima metà dell’anno Apple ha ricevuto il numero più alto di sempre di richieste di informazioni da parte del governo federale: fra 13.250 e 13.499 richieste relative a 9.000-9.249 account (l’azienda non è autorizzata a diffondere i numeri esatti, per questo indica un range). Per fare un paragone, tra luglio e dicembre 2016 le richieste erano state tra 5.750 e 5.999: si tratta dunque di un aumento di più quattro volte.

La richiesta di consegnare i dati personali è inoltrata dal governo americano in linea con quanto previsto dal National Security Letters e dal Foreign Intelligence Surveillance Act, le norme che consentono alle autorità federali di domandare alle aziende private di fornire dati personali dei loro utenti per questioni di sicurezza nazionale senza bisogno di un mandato. La risposta è però volontaria e non è detto che Apple fornirà all’amministrazione federale i dati richiesti.

Anche Google ha pubblicato il proprio rapporto sulla trasparenza, indicando di aver ricevuto fino a 499 richieste su 1.000-1.499 account; l’anno scorso le richieste sono state più o meno equivelenti ma si estendevano solo su 500-999 account. Facebook e Microsoft devono ancora pubblicare i propri report.

Non è chiaro il motivo dell’aumento delle richieste del governo, soprattutto nei confronti di Apple, ma Andrew Crocker, un legale della Electronic Frontier Foundation, ha riferito all’agenzia di stampa Reuters che le richieste di dati da parte del governo nei confronti delle aziende hitech sono aumentate senza sosta dal 2014, anno in cui governo americano e tech companies hanno raggiunto un compromesso sulla questione della consegna dei dati. Il bombardamento su Apple sarebbe solo dovuto, secondo Crocker, a un riallineamento della casa dell’iPhone con le altre aziende: finora le richieste verso la Mela sono molto meno numerose di quelle inviate a Google o Microsoft.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati