L'INTERVISTA

Allard (Ovh): “Open cloud contro il far west di standard”

Il Vp della multinazionale francese: “Servono standard che garantiscano reversibilità, interoperabilità, data protection e proprietà intellettuale”. Sui finanziamenti alle startup: “Sono il miglior investimento di marketing. E finora nemmeno una ha fallito”

Pubblicato il 20 Ott 2017

Antonello Salerno

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Cosa hanno in comune la Open Cloud Foundation, nata per riunire intorno allo stesso tavolo gli stakeholder del Cloud e aiutarli a trovare standard condivisi, e il Gdpr, il regolamento europeo sulla data protection che entrerà in vigore a maggio 2018? Tecnicamente poco, ma sono due iniziative che partono da un’esigenza comune: il bisogno di regole in settori in cui la tecnologia procede a una velocità più elevata rispetto ai legislatori. “Dovunque ci sia una regolamentazione ci sono opportunità, sempre”. Lo dice in un’intervista a Corcom Laurent Allard, vicepresidente di Ovh, provider del cloud hyperscale con sede in Francia, e l’ambizione di affermarsi su scala globale lanciando la sfida ai big statunitensi. La sfida passa anche dall’open cloud, in un modello che assicuri ai clienti reversibilità, interoperabilità, gestione equilibrata della data protection e della proprietà intellettuale, aprendo anche una discussione con i governi. “Essere ‘open’ non vuol dire accettare la legge della giungla, o voler tornare al far west. Vuol dire piuttosto accettare regole uguali per tutti, convenzioni che facilitano e mettono al sicuro le nostre attività quotidiane – sottolinea – Un po’ come i semafori in città, che danno ai pedoni la sicurezza di poter attraversare la strada senza essere investiti, e alle automobili la possibilità transitare negli incroci senza fare incidenti”.

Allard, dunque in ottica “open” anche una regolamentazione come quella del Gdpr non sarà un problema o una limitazione?

No, credo sia esattamente il genere di norme di cui il settore aveva bisogno. Il Gdpr è un corpus di regole che assicura una cornice valida per tutti, con un senso generale condivisibile. Sono anche convinto che i player del settore debbano avere un ruolo, contribuendo dal canto loro alla definizione delle regole, ed è esattamente l’obiettivo che ci poniamo anche con la Open Cloud foundation: vogliamo dare il nostro apporto per trovare una soluzione condivisa ad alcuni temi che si stanno ponendo all’attenzione degli addetti ai lavori. Alcuni possono essere risolti con interventi tecnici, altri con l’intervento del regolatore. Aggiungo che il Gdpr non creerà alcun problema rispetto alle nostre attività negli Stati Uniti, perché Ovh Usa è una società completamente indipendente da quella che opera nel resto del mondo, con due Ceo, il fondatore Octave Klaba e Russ Reeder negli Usa, e io che faccio parte di entrambi i board e sono l’anello di congiunzione.

Quali sono le priorità che vi ponete da fondatori della Open Cloud Foundation?

Dobbiamo lavorare alla definizione delle regole e degli standard con un’agenda comune. Dobbiamo trovare una posizione unitaria sulla reversibilità, l’interoperabilità, la data protection e la proprietà intellettuale, aprendo anche una discussione con i governi. Prima in ottica europea, e poi aprendo la discussione anche al di fuori. Sono finora sorpreso dalle adesioni e dalle manifestazioni di interesse verso la fondazione, aderiscono operatori, clienti, supplier, integrator: sta andando davvero molto bene.

Ovh si distingue per aver messo in campo un programma importante di finanziamento per le startup. Come nasce questa idea?

Investire in startup equivale a fare il miglior investimento di marketing. Siamo una compagnia che vuole crescere e aumentare la propria base clienti. Per arrivare a questo risultato si può ricorrere all’advertising in Tv, si può fare pubblicità durante i grandi eventi sportivi, ma non è questa a nostra scelta. Noi preferiamo spendere le stesse somme investendo sule startup, e la consideriamo una scelta win-win. Se quella su cui puntiamo si rivelerà una buona startup e crescerà, avremo un nuovo cliente. Se non sarà una buona startup e non crescerà, sarà stata semplicemente un’operazione promozionale, che contribuirà a diffondere la voce sulle nostre soluzioni e sulla loro qualità, in un passaparola che potrà portarci anche in questo caso nuovi clienti. Abbiamo dieci persone dedicate a questo progetto, e abbiamo finanziato mille startup a fronte di 5mila candidature, accettando quindi il 20% delle richieste. Alcune sono cresciute più in fretta, altre meno, ma nemmeno una è finora fallita. E rimangono clienti di Ovh senza nessuna costrizione, perché noi crediamo nell’open cloud. Nessuna delle tecnologie che offriamo gratuitamente impedisce ai nostri clienti l’interoperabilità con altre soluzioni.

Ora Ovh pensa al “Next level”. In cosa consiste?

“Next level” è un nuovo modello, un nuovo framework che consente all’azienda di crescere, per adattarsi alla grandezza di questo settore di business e alle dimensioni dei nostri clienti. Se guardiamo a Ovh com’era tre anni fa, vediamo che era basata principalmente in Europa, e puntava sul web hosting, e solo più recentemente abbiamo iniziato a puntare in maniera più decisa sul cloud. Oggi siamo presenti in diverse aree geografiche, con diversi segmenti di clienti, offrendo prodotti diversi. Questa espansione ci impone un cambiamento, riorganizzando l’azienda per metterla in grado di crescere in maniera rapida e progressiva.

Oggi proponete tre brand principali. Qual è il senso di questa tripartizione?

Abbiamo essenzialmente tre tipologie di clienti, ognuna con aspettative e richieste specifiche. La prima in termini di volume e di crescita sono le medie imprese e i clienti enterprise: vogliono servizi cloud. Alcuni vogliono un cloud dedicato, altri private cloud, altri public cloud, altri soluzioni specifiche, ma tutti vogliono soluzioni performanti, scalabili, sicure: questa è Ovh cloud. Abbiamo un altro gruppo di clienti che hanno bisogno di servizi cloud, ma più per unità tecnologiche, e che ci chiedono soprattutto alte prestazioni al miglior prezzo: questa è Ovh spirit. E infine abbiamo i clienti che ci chiedono soprattutto il web hosting e i servizi telco, che non vogliono costruire un’infrastruttura ma soltanto utilizzare delle soluzioni: questo è Ovh market.

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