L'INTERVISTA

Comau, il robot diventa “open” ed esce dalla fabbrica

Maurizio Cremonini, responsabile marketing della multinazionale torinese: “Vogliamo consentire a un target sempre più ampio e diversificato di utilizzatori, dai professionisti ai makers, di cimentarsi con la programmazione e l’assemblaggio di un vero e proprio robot”.

Pubblicato il 10 Nov 2017

Antonello Salerno

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Comau porta i Robot fuori dalle fabbriche, e promuove con il nuovo nato e.DO un progetto destinato all’educational e al mercato consumer. A spiegare la strategia che ha portato a mettere a punto questo progetto è Maurizio Cremonini, reaponsabie marketing di Comau, multinazionale del Gruppo Fca con sede a Torino, 12mila e 600 dipendenti, 33 sedi e 15 impianti produttivi nel mondo, specializzata in produzione e fornitura di sistemi avanzati di automazione industriale.

Cremonini, ual è la strategia che guida questa scelta?

Comau ha sviluppato e.DO come un progetto di robotica aperta, per portare il mondo dei robot anche al di fuori del settore industriale, dal campo educational a quello consumer.
e.DO nasce infatti per consentire a un target sempre più ampio e diversificato di utilizzatori di cimentarsi con la programmazione e l’assemblaggio di un vero e proprio robot. È costruibile secondo una logica “fai-da-te”, poiché è basato su un hardware e una piattaforma software al 100% open-source, che permette agli utilizzatori di capire in modo facile e intuitivo come funziona un robot, siano essi professionisti, makers, appassionati di robotica oppure studenti. Inoltre, e.DO è stato progettato per incoraggiare la condivisione di applicazioni e il loro sviluppo, tramite la crescita di una Community dedicata, attraverso la quale si vuole favorire la creazione e la condivisione di nuove applicazioni e idee, utili per alimentare in modo continuo e progressivo l’utilizzo-base del robot. Per questo motivo, proprio in questi giorni e.Do verrà messo a disposizione di chiunque fosse interessato tramite un servizio di e-commerce dedicato.
Siamo di fronte all’ “Arduino” dei robot?

e.DO ha l’ambizione di far sì che la robotica diventi sempre più accessibile, obiettivo che traspare anche dal pay-off “People Make Robotics”. È importante sottolineare che e.DO, anche per la sua natura “open source”, è stato sviluppato con il supporto di alcune partnership che si collocano in una strategia più ampia dell’azienda. Da tempo, Comau crede nell’importanza di creare collaborazioni strategiche per poter offrire prodotti e servizi sempre più innovativi, indispensabili per affrontare le nuove sfide dell’industria digitale. Per questo motivo, ha costruito e continua ad espandere un network internazionale, che coinvolge atenei italiani ed esteri, istituti di ricerca, aziende internazionali e start up. In particolare, e.DO è stato realizzato con il contributo di una giovane e promettente start up italiana, che ci ha fornito il suo supporto per lo sviluppo di alcuni componenti elettronici per la gestione degli azionamenti del robot. Inoltre, la sua progettazione si è avvalsa della collaborazione tecnica del team italiano della società internazionale Altran.
Quale può essere in questo settore il valore aggiunto che deriva dalla scelta di lavorare in modalità “open”?

Il mondo della robotica tende sempre più ad aprirsi alla progettazione e all’impiego di sistemi open-source destinati a ottimizzare la produttività delle aziende, grazie a soluzioni personalizzabili sulla base delle specifiche necessità operative. e.DO rappresenta un passo significativo in questa direzione: sviluppato come strumento didattico e per applicazioni consumer, questo robot potrebbe diventare un valido strumento per sperimentare, in modi sempre più innovativi, l’uso di soluzioni di robotica aperta anche in ambito manifatturiero. Basti pensare a come è stato progettato: e.DO ha una struttura modulare che gli consente di essere assemblato in più modi. Ad esempio, può essere configurato come un braccio robotizzato, in vario modo, e addirittura nelle forme di un veicolo; può essere programmato per spostare piccoli oggetti e interagire con gli utilizzatori, eseguendo semplici operazioni di pick&place. Inoltre, l’interfaccia utente di e.DO e la sua piattaforma software sono state progettate in modo intuitivo per consentire a chiunque di cimentarsi con semplici nozioni di programmazione. Infine, poiché l’intero progetto si basa su un’architettura aperta, e.DO è anche ‘espandibile’. Ciò significa che gli utenti possono aggiungere o rimuovere componenti del robot, personalizzarne gli accessori e costruirlo nel modo per loro più funzionale.

Per eccellere nel settore dell’automazione per la fabbrica 4.0 uno dei principali ostacoli da superare è quello della formazione e delle competenze. Un progetto come e.DO può dare una spinta in questa direzione?

Per guidare la fabbrica del futuro sono necessarie competenze innovative, che vanno formate anche attraverso un nuovo modello di apprendimento, in linea con i bisogni della Factory 4.0. Comau risponde a queste necessità attraverso la sua Academy, che da oltre 40 anni è impegnata nello sviluppo delle competenze tecniche e manageriali sia dei propri dipendenti, che di professionisti, studenti universitari e neolaureati che vogliano formarsi nell’ambito dell’automazione industriale e, oggi ancor più, nei processi di digitalizzazione industriale. Sul piano accademico, ad esempio, lavoriamo attivamente con il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, la TUM di Monaco di Baviera e altri atenei internazionali, dagli Stati Uniti alla Cina. In tal senso, un esempio importante è l’executive Master in “Manufacturing Automation & Digital Transformation” organizzato da Comau in collaborazione con la business school ESCP Europe, allo scopo di sviluppare le skill indispensabili per progettare e gestire soluzioni di automazione industriale più innovative e al passo con le richieste del mercato. Comau dedica grande attenzione anche al mondo scolastico primario e secondario. All’interno di questo contesto, il progetto e.DO trova infatti interessanti sviluppi. Recentemente abbiamo siglato un accordo con Pearson, Società leader nel campo educational a livello internazionale, per introdurre in modo congiunto percorsi formativi innovativi sulla trasformazione digitale e sulla robotica nelle scuole italiane. e.DO, in questo caso, viene utilizzato per proporre la robotica come vera e propria materia di studio a scuola e come supporto tecnologico per studiare materie curricolari – dalla matematica alla fisica, ad altre discipline scientifiche – trasformandole in veri e propri laboratori, coinvolgenti, interattivi ed efficaci.
Quali sono i principali settori che immaginate per l’utilizzo di e.DO, e che risultati vi aspettate? E’ un investimento più rivolto all’education o un investimento da cui vi aspettate un forte riscontro commerciale?

e.DO è un prodotto pensato e sviluppato per aprire la robotica al campo educativo e al mondo degli end-user: dai professionisti ai makers. Rappresenta uno strumento concreto per familiarizzare con un prodotto che al suo interno ha il DNA di un braccio robotico, e anche le sue potenzialità. Ancora, e.DO è una piattaforma evolutiva, che può espandersi. I campi di sperimentazione futuri possono essere quindi davvero molteplici.

Qual è il ritorno che può venire da questa iniziativa alla vostra attività “core” all’interno delle fabbriche?

Non bisogna dimenticare che e.DO è un robot antropomorfo robusto e multi-asse, Industry 4.0 compatibile, progettato non solo per essere usato in modo innovativo, ma seguendo una logica davvero nuova: parliamo della possibilità di movimentare il braccio robotico in modalità differenti o dell’opportunità di costruirlo a propria misura, assemblando componenti che fanno parte di un vero e proprio “kit” fai-da-te. Ma non solo: i componenti modulari di e.DO sono stati costruiti anche grazie all’uso di materiali innovativi per la natura del prodotto, dalle materie plastiche ai compositi. e.DO è il risultato concreto di un progetto di “open innovation”, con cui Comau ha voluto sviluppare soluzioni e tecnologie sempre più innovative, da applicare non solo in ambito industriale. Questo non può che arricchire, diversificandolo ancora di più, il know how dell’azienda stessa.

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