IL PIANO

Industria 4.0, Mustier (Unicredit): “L’Italia ha le carte in regola per essere leader”

L’Ad dell’istituto: “Ci sono le condizioni per eccellere, ora avanti sulle competenze e sulle nuove forme di accesso ai capitali per le Pmi”

Pubblicato il 13 Nov 2017

industry-637357021-170905110905

L’Italia può vincere la sfida della smart manufacturing. Ne è convinto l’Ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier. “L’Italia ha le caratteristiche per poter eccellere nell’innovazione 4.0, in un contesto dove l’Europa si è posta l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 un 20% del Pil dalla manifattura”, ha sottolineato il manager in occasione del XVI forum annuale del comitato Leonardo, organizzato da Unicredit in collaborazione con Agenzia Ice e Confindustria.

“La digitalizzazione è un importante fattore per permettere la trasformazione di idee in prodotti e servizi concreti. Per facilitarlo serve investire nell’infrastruttura, a cominciare da una rete ad alta velocità, sia nella formazione, per costruire le nuove competenze quali big data e intelligenza artificiale e creare le condizioni perché queste competenze professionali rimangano in Italia”. Infine, occorre concentrare gli sforzi per sviluppare nuove forme di accesso ai mercati di capitali per le Pmi e le start up italiane ed europee, attraverso l’azione dei fondi pensionistici privati e delle compagnie di assicurazione”, ha aggiunto Mustier sottolineando che l’Italia, grazie alle sue eccellenze, “è la terza economia d’Europa e la settima nazione industriale del mondo, con export in crescita”.

Industria 4.0 rappresenta una chiave di volta per innovare le Pmi italiane, architrave del nostro tessuto produttivo. A un anno dal varo del piano Calenda fa il punto sulle piccole e medie imprese della Lombardia.. Stando ai numeri il 63,6% degli imprenditori giudica positivamente o discretamente gli effetti sul settore, seppur esprimendo la necessità di un piano pluriennale e di una minore attenzione rivolta alle grandi imprese. In particolare, tra le iniziative previste si attribuisce grande rilevanza all’iper-ammortamento per i macchinari funzionali alla digitalizzazione (68,8%), alla de-fiscalizzazione dei premi di produzione (61,3%), al credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo (59,4%), e al miglioramento delle infrastrutture digitali abilitanti (54%).

“La Lombardia si conferma locomotiva d’Italia – commenta Maruska Sabato, Project Manager di MecSpe – i dati dell’Osservatorio MecSpe non indicano solo un generale clima di fiducia nei confronti dei mercati di riferimento e delle prospettive di crescita aziendale, ma mostrano anche come la propensione all’innovazione delle imprese lombarde sia particolarmente spiccata, con oltre 8 aziende su dieci disposte a investire parte del proprio fatturato per trasformare la propria impresa in una Fabbrica Intelligente”.

Si respira dunque una consapevolezza positiva, anche tirando le somme sul proprio percorso verso l’innovazione e la valutazione della propria posizione aziendale in rapporto al processo di Industria 4.0: quasi la metà degli intervistati (48,5%) si sente in linea con le competenze richieste, mentre il 18,2% ritiene di stare precedendo le azioni dei competitor. Percezione che si estende anche ai benefici che la tecnologia sta apportando al personale: secondo il 67,2% degli imprenditori, questa è in grado di migliorare la qualità del lavoro, mentre il 47,7% è convinto che i dipendenti la vedano come un’opportunità anziché una minaccia.

I dati mostrano un quadro di estremo interesse – commenta Alessandro Marini, Cluster Manager Afil (Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia) – dal quale emerge, prima di tutto, come la figura driver preposta a stimolare/guidare il processo di innovazione digitale in azienda, per il 43,8% delle imprese, è quella dell’imprenditore, un dato superiore di oltre cinque punti percentuali rispetto alla rilevazione nazionale che si attesta al 37,2%. Si registra, inoltre, come le imprese lombarde riflettano la media nazionale sull’accoglienza del Piano Industria 4.0 varato dal Governo: il giudizio è positivo o discreto per il 63,6% delle aziende, rispetto al 66% del campione nazionale. Da notare anche come l’export sia, come di consueto, un buon fattore di sostegno per le PMI della Regione, con quasi 8 aziende su 10 (76,3%) che dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi, anche se solo 4 su 10 (38,7%) riescono a superare un’incidenza del 25% sul proprio fatturato.”

Dal punto di vista della preparazione complessiva che la quarta rivoluzione industriale richiede al personale nell’analisi e gestione dei dati, il livello di competenze è giudicato alto dal 12,9% degli intervistati e medio da 75 imprenditori su 100. Per migliorare la formazione il 56,9% delle aziende adotta o ha intenzione di adottare delle attività dedicate alle competenze digitali, utilizzando metodi tradizionali come letture, confronti, dibattiti e corsi (20%), rivolgendosi a professionisti e consulenti esterni (9,2%) o affidandosi a metodi che prevedono il supporto di strumenti tecnologici (9,2%).

Le Pmi della meccanica che a oggi hanno introdotto nuove tecnologie abilitanti, hanno privilegiato soluzioni per la sicurezza informatica (64,4%) e la connettività (57,6%) – settori in cui si registra anche il livello di conoscenza maggiore da parte delle aziende – il cloud computing (27,1%), la produzione additiva e la simulazione (25,44%). Entro la fine del prossimo anno, inoltre, l’Internet of Things e la sicurezza informatica saranno presenti nel 20,3% delle aziende lombarde e i big data nel 16,9% di esse.

La digitalizzazione generale raggiunta in azienda è alta, soprattutto quando si parla della relazione con il cliente e dei canali di vendita (60,9%), di progettazione e sviluppo del prodotto (57,4%) e di relazione con il fornitore di macchine (56,5%). Tra gli effetti maggiormente attesi, il 67,9% prevede fino al 15% di aumento dei ricavi, mentre il 72,5% prospetta lo stesso risultato per quanto riguarda la riduzione dei costi. Ma qual è la figura driver preposta a stimolare/guidare il processo di innovazione digitale in azienda? Il 43,8% indica l’imprenditore. A seguire, a notevole distanza, il Direttore/Responsabile IT (10,9%) e, a pari merito, il Direttore tecnico (7,8%) e il Direttore Ricerca & Sviluppo (7,8%).

Al momento, i principali fattori di rallentamento della digitalizzazione sono rappresentati da un rapporto incerto tra investimenti e benefici e dall’arretratezza delle imprese con cui si collabora (45,8%), dall’assenza di un’infrastruttura tecnologica di base adeguata (37,3%), dalla mancanza di competenze interne (33,9%) e dagli investimenti richiesti troppo alti (25,4%).

Per quanto riguarda gli investimenti nei prossimi anni, ben l’81,3% delle aziende è disposto a investire una quota del proprio fatturato per trasformare l’impresa in una Fabbrica Intelligente, con quasi 3 su 10 orientate a superare la quota del 10%.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati