BANDA ULTRALARAGA

Calcagno: “A favore del merger Tim-Open Fiber, ma senza scorporo”

L’Ad di Fastweb: “Avrebbe senso che le strade delle due aziende si unissero, ma lo spin off bloccherebbe i progetti sviluppo per almeno un paio di anni”

Pubblicato il 13 Nov 2017

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“Avrebbe senso che le strade di Tim e Open Fiber si riunissero. Avrebbe senso che Open Fiber fosse contribuita in Tim con Cdp come azionista a garanzia di investimenti, qualità e rollout del network”. Lo ha detto in un’intervista al Sole 24 Ore, l’Ad di Fastweb Alberto Calcagno precisando però che lo scorporo della rete non sarebbe utile, anzi bloccherebbe “progetti e sviluppo per almeno un paio di anni”.

L’ad di Fastweb chiarisce però che l’azienda da lui guidata non sarebbe disposta a conferire i suoi asset nel nuovo soggetto. “Nelle aree bianche saremo clienti. Continueremo invece a competere con la nostra rete e i nostri servizi nelle principali città, nelle aree nere dove peraltro stiamo facendo rollout in partnership con Tim all’interno della joint venture Flash Fiber” che procede in linea con i piani e per la quale il manager non prevede problemi con l’Antitrust: “FlashFiber opera esclusivamente nelle aree di mercato dove la concorrenza infrastrutturale crea enorme valore”.

“Non vogliamo essere né il quarto, né il quinto operatore mobile d’Italia. Vogliamo consolidarci come primo operatore convergente”. ha sottolineato. In questo senso “il 5G può veramente consentirci di essere disruptive sul mercato, visto che noi non abbiamo da difendere investimenti nella rete 4G”.

Per quanto riguarda la fatturazione a 20 giorni, Calcagno spiega che, se si vuole fare un passo indietro e tornare ai 30, “lo si faccia per il fisso e le offerte ibride, come ci viene richiesto, ma anche per il mobile puro dove invece i 28 giorni sono consentiti. Altrimenti ci sarà una discriminazione sul mercato per operatori come noi”.

E sul fronte bollette c’è anche un altro tema sul quale il legislatore dovrebbe concentrarsi. “È stato calcolato in un miliardo di euro il costo per i clienti della fatturazione a 28 giorni. Ma non si ragiona invece sui 2 miliardi di euro di “costi occulti”, con i servizi ancillari a pagamento – spiega – Considerando che il mercato mobile e fisso delle famiglie vale 21 miliardi di euro, il 15% dei ricavi degli operatori viene da balzelli impropri. A questo punto sarebbe giusto che il legislatore intervenisse per chiedere maggiore trasparenza: l’offerta al cliente deve essere espressa comprendendo tutti i servizi. Esattamente come facciamo noi”.

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