LE RACCOMANDAZIONI

Ocse-G20, guerra all’elusione fiscale delle multinazionali

Obiettivo un unico “set” di leggi tributarie internazionali per “evitare il trasferimento fasullo di profitti” nei paradisi fiscali. Le prime sette raccomandazioni saranno al centro dei lavori del G20 in Australia questo fine settimana. Google: “Rispetteremo qualsiasi nuova norma su cui i governi si accordino”

Pubblicato il 16 Set 2014

L.M.

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Stop alle multinazionali che aggirano il fisco. Oggi l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha emanato le prime raccomandazioni per un approccio internazionale coordinato, finalizzato a combattere l’elusione fiscale delle multinazionali: raccomandazioni basate sul “Oecd/G20 Base Erosion and Profit Shifting Project”, ovvero il piano preparato l’anno scorso dall’Ocse (che nell’acronimo inglese è Oecd, Organisation for Economic Co-operation and Development) per il G20 di Mosca e composto da quindici suggerimenti.

Lo scopo di questo percorso avviato dall’organizzazione con sede a Parigi, di cui fanno parte una trentina di nazioni, è “creare un singolo gruppo di leggi tributarie internazionali per porre fine all’erosione della base imponibile e al passaggio artificiale dei profitti ad altre giurisdizioni per evitare di pagare le tasse”.

Presentando oggi le raccomandazioni dell’Ocse, il segretario generale Angel Gurría ha detto: “Il G20 ha identificato l’erosione della base imponibile e lo shifting dei profitti come un serio rischio per i proventi fiscali, la sovranità degli Stati e per un sistema di equità fiscale in tutto il mondo”. Le nostre raccomandazioni costituiscono i ‘blocchi da costruzione’ per una risposta internazionale concordata e coordinata nei confronti delle strategie di tax planning delle corporate che sfruttano i vuoti normativi o le scappatoie del sistema corrente per trasferire artificialmente i profitti verso luoghi dove sono soggetti a trattamenti fiscali più favorevoli”.

I Paesi di Ocse e G20 hanno dunque raggiunto un’intesa sui primi sette punti sulla lotta all’ottimizzazione fiscale delle multinazionali elencati nel piano preparato l’anno scorso che prevedeva una chiusura entro settembre 2014. Tra questi ci sono misure sugli asset intangibili e un capitolo sull’economia digitale. Resta fuori solo il tema delle “pratiche fiscali dannose”, su cui restano disaccordi su alcuni passaggi tecnici importanti.

Il primo punto è “assicurare la coerenza della tassazione delle corporate a livello internazionale attraverso un nuovo modello fiscale e neutralizzare gli effetti dell’utilizzo di strumenti ibridi”. In secondo luogo occorre “riallineare la tassazione per ripristinare i benefici che dovrebbero provenire dagli standard internazionali e prevenire l’abuso dei trattati fiscali”.

L’Ocse invita poi a introdurre “documentazione sui prezzi di trasferimento e reporting Paese-per-Paese” per le aziende multinazionali e a regolamentare localizzazione e trasferimenti degli “asset intangibili”

Un’altra raccomandazione sollecita maggiore trasparenza e l’aumento di certezza e prevedibilità per i contribuenti. Un’altra ancora invita, molto genericamente, a affrontare le sfide dell’economia digitale.

L’Ocse sollecita poi lo sviluppo di “uno strumento multilaterale per modificare i trattati fiscali bilaterali” e invita a contrastare le pratiche fiscali dannose.

Le raccomandazioni, specifica l’Ocse nel suo sito, saranno un argomento-chiave dell’agenda del vertice dei ministri delle finanze del G20 previsto in Australia il prossimo 20 e 21 settembre.

Ti scrivo in merito al pezzo su Corrierecomunicazioni.it sull’accordo OCSE-G20 sulla tassazione delle multinazionali.

A questo proposito Google è intervenuto oggi per ribadire la sua posizione ufficiale “Da tempo abbiamo espresso il nostro supporto a che i governi rendano il sistema fiscale internazionale più chiaro e più semplice. Naturalmente rispetteremo qualsiasi nuova norma su cui i governi si accordino.”

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