IL FUTURO DI TELECOM ITALIA

Carnevale Maffè: “Per Telecom è arrivata l’ora della sfida dei contenuti”

L’economista della Bocconi: “Basta guerre a Google & co, servono sinergie. Bene il piano Patuano che va in questa direzione”. E sul Brasile: “Sbagliato vendere, Tim è un asset industriale importante”

Pubblicato il 11 Set 2014

Federica Meta

carlo-alberto-carnevale-140214132440

Telecom Italia deve guardare con sempre più attenzione alle sinergie che si potrebbero creare anche nell’immediato futuro, con quelli che prima erano considerati ‘nemici’, produttori di contenuti in primis”. Ne è convinto Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategie e imprenditorialità alla Sda Bocconi.

Ci sono i contenuti nel futuro di Telecom Italia?

Ci devono essere più contenuti e mi pare che il piano industriale dell’Ad Marco Patuano vada proprio in questa direzione. Il mercato, l’evoluzione tecnologica e le abitudini degli utenti hanno messo in sempre maggiore evidenza il fatto che oggi, chi compra banda larga, lo fa per fruire di video, musica & co. In questo quadro non ha più senso litigare con Netflix o fare la guerra a Youtube a meno di non voler soccombere. Serve, invece, creare un territorio di scambio valoriale con i produttori di contenuti.

Giudica positivamente il piano Patuano, dunque?

Non è certo un piano “rivoluzionario”, ma è comunque un piano realistico che mira ad aumentare gli investimenti laddove la domanda è più alta, ovvero nel mobile, e che destruttura l’asimmetria asfittica a favore del fisso che ha frenato la crescita della compagnia in questi ultimi anni. Inoltre c’è una nuova attenzione al rapporto con Ott e affini. E l’offerta a Vivendi per Gvt ne è stata un esempio, anche se è stata anche un po’ “spinta” dal comportamento di Telefonica.

Che alla fine ha incassato l’ok dei francesi. È stato un fallimento per Telecom Italia, a suo avviso?

Non lo credo. Un eventuale merger con Vivendi sarebbe stata una forzatura del tutto intempestiva dubbia dal punto di vista economico-finanziario. La verità è che Bollorè, nonostante il suo progetto fosse quello di un grande accordo italo-francese, si sta disimpegnando nelle tlc in Francia. Forse, invece, si sarebbero chiarite le cose sul fronte governance

In che senso?

Oggi Telecom Italia è una public company “accidentale” non avendo la dignità e la dimensione di una vera public company, alla Vodafone per capirci. L’ingresso di Vivendi nel capitale di Telecom – ancora possibile se Bollorè accetta di essere pagato per Gvtin parte con l’8,3% della azioni di Telefonica detenuti in TI – avrebbe portato più agevolmente la compagnia italiana ad imboccare quella strada.

Quello che di buono ha subito generato il caso Vivendi è stato quello di far rialzare l’interesse su Tim Brasil. Si deve vendere o non si deve vendere?

A mio avviso Telecom Italia non deve vendere. Tim Brasil non è una partecipazione azionaria come un’altra ma è un “pezzo” di Telecom Italia, un importante asset industriale di cui non ti puoi disfare senza colpo ferire.

E se arriva l’offerta jumbo?

Anche in quel caso la valutazione da fare non riguarda solo il prezzo ma anche l’impatto che un “exit”totale dal Brasile potrebbe avere su Telecom Italia. È chiaro che la cessione avrebbe impatti postivi sull’indebitamento nel breve periodo, ma nel medio-lungo sarebbe più conveniente cedere una quioa di Tim Brasil e rimanere nel capitale, continuando magari a fare da fornitore alla società, generando così economie di scala.

Lo scorporo della rete potrebbe ridare fiato a Telecom Italia?

Il dibattito “scorporo sì, scorporo no” mi pare quantomeno datato. Si tratta di un’operazione che non ha senso industriale alcuno perché riguarda solo la rete di trasmissione che è in rame, in un momento in cui gli investimenti sul fisso stanno calando vertiginosamente e, quando ci sono, vengono dirottati sulla fibra. Inoltre, oggi, mi pare anche in contraddizione con quanto prevede – almeno stando alle bozze – lo Sblocca Italia che dovrebbe tagliare le tasse a chi investe in Ngn. Mi pare un chiaro segnale del fatto che debba essere il mercato a decidere sulle reti.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 4