IL FOCUS/POLITICHE PER LA CRESCITA

Ciniero: “Basta con i tagli, passare a misure di sostegno”

Quali interventi prioritari, con effetti a breve termine, possono far partire la crescita? Quali iniziative di lungo termine possono consentire all’Italia di invertire la rotta della perdita di competitività? Lo abbiamo chiesto ai principali protagonisti del mondo dell’Ict. Ecco l’intervento del presidente e Ad di Ibm Italia

Pubblicato il 04 Ott 2012

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L’intervento più urgente è passare dana mera logica di tagli a misure di vero e proprio sostegno, pur sapendo che per i benefici ci sarà comunque bisogno di un orizzonte temporale più lungo. La recessione in cui ci ritroviamo – con un Pil in flessione da sette trimestri e i consumi in contrazione – impone di procedere con le riforme. Decine di decreti attuativi sono pronti ma non ancora in vigore riguardando, per esempio, le liberalizzazioni in vari settori e misure di peso come la cessione degli attivi patrimoniali pubblici. Se a ciò aggiungessimo interventi in grado di facilitare i pagamenti della PA, e se il credito bancario tornasse a livelli pre-crisi, forse troveremmo le risorse con cui allentare davvero la morsa del fisco su famiglie e imprese, agevolando così investimenti e consumi. Nel frattempo non dimentichiamo che c’è un’Agenda Digitale su cui puntare senza indugio. E che disponiamo di tecnologie e modelli di erogazione di servizio in grado di dare subito efficienza alla macchina pubblica e al mercato, in particolare a quello della piccola e media impresa.


Rispetto ai partner europei, nell’ultimo decennio abbiamo perso 20 punti percentuali di capacità competitiva a causa del drammatico calo della produttività, avviatosi negli anni ’70 e oggi ai minimi storici. È chiaro che azzerare un gap simile richiede molto tempo, non poche energie e un chiaro programma di interventi. Oltre a correggere le debolezze del nostro capitalismo, ad alleggerire le rigidità del lavoro e a rimuovere gli ostacoli del contesto in cui operiamo, la vera sfida resta quella di impostare una politica industriale che manca da troppo tempo. Siamo di fronte a precise scelte strategiche che vanno dall’attrazione degli investimenti esteri alla reale agevolazione delle start-up, da una scuola più vicina alle esigenze formative delle nuove generazioni allo sviluppo della ricerca di base e alla scommessa sui settori più avanzati e promettenti da cui nasce innovazione, il più potente tra gli abilitatori della crescita. A tutto ciò è indispensabile una condivisione di intenti e la stretta collaborazione tra pubblico e privato, anche a livello di singoli territori dove sta emergendo forte la voglia di fare e di sperimentare.

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