FREQUENZE

Antitrust e Banda L, la saga continua

L’autorità per la concorrenza smentisce quanto detto in un articolo dal Corriere delle Comunicazioni. Ma l’equivoco rimane: vanno “smantellate” le radio digitali?

Pubblicato il 04 Ott 2012

radio-streaming-121003151230

Antitrust e la Banda L, la saga continua. L’Authority per la concorrenza replica all’articolo del Corriere delle comunicazioni sul “lapsus” commesso dalla stessa authority nella richiesta di un’asta per le frequenze in banda L “sotto-utilizzate”: “Nessun errore”, fa sapere l’autorità. In realtà, secondo quanto risulta al nostro giornale, l’authority fa perno su quanto accade nel resto dell’Europa, ma non in Italia, dove la “banda L” viene utilizzata (o “sotto-utilizzata”) non per la Tv mobile, ma è stata assegnata alla radio digitale. Precisa a questo riguardo Antonio Sassano, docente alla Sapienza e uno tra i massimi esperti europei di frequenze: “Sarà bene chiarire, a beneficio di tutti gli interessati, che, nel nostro Paese, la Banda L è destinata alla Radiofonia Digitale. Così dice il Piano di Ripartizione delle Frequenze e così ha risposto l’Italia al questionario proposto dall’RSPG e citato dall’Antitrust”.

Ma l’Antitrust sostiene che “la proposta di valorizzare la banda L (1452-1492 MHz) attraverso riallocazione d’uso e procedure competitive di assegnazione – scrive in una nota – è stata preceduta, nel testo della segnalazione, da una premessa di contesto riferita all’evoluzione del quadro europeo e alle sperimentazioni radio Tv e ri-allocazioni della banda in diversi paesi, dal 2007 ad oggi, così come fotografato dai lavori più recenti in sede Cetp e Rspg”.

Un passo indietro. La “saga” nasce dalla richiesta, avanzata dall’Antitrust al Parlamento italiano, di mettere a gara le frequenze sotto-utilizzate per la Tv mobile. Nel documento si parlava però di una porzione di frequenze – la Banda L – che in Italia è stata assegnata alla radio digitale. Un “lapsus” (o forse “una scelta consapevole?” avevamo scritto nell’articolo), che però rischia di aggiungere caos alla già precaria geografia frequenziale italiana.

Nella replica l’Antitrust segnala che “la banda L, a livello europeo e in ambito CEPT, è stata dapprima (Maastricht 2002) assegnata alla radio diffusione digitale e successivamente (Constanţa, 2007), dato lo scarso utilizzo, riallocata in vari paesi per usi sperimentali secondari, tra i quali, più di recente , servizi di TV mobile. Il mancato decollo di questi usi alternativi e il generalizzato sottoutilizzo della banda è stato documentato dalle più recenti survey RSPG che coprono molti paesi europei. Ciò ha indotto i paesi partecipanti ai lavori CEPT, conclusisi a Minsk proprio la settimana scorsa, a proporre una riallocazione armonizzata della banda ad usi alternativi di maggior valore economico e sociale. E’ dunque nel solco dell’evoluzione più recente del quadro europeo, forse ancora poco nota ai commentatori , che si muove la proposta dell’Autorità. Il mutato contesto europeo, peraltro esplicitamente richiamato nella Segnalazione, rende oggi possibili azioni tempestive che possano valorizzare al meglio le citate frequenze spettrali”.
“Le risorse in questione, originariamente destinate a radio digitale (satellitare e terrestre) – dice la nota antitrust – hanno sperimentato a partire dal 2007 varie forme di servizi nuovi e diversi come servizi aufio video e tv mobile , senza tuttavia particolare successo. Ciò ha comportato che a livello europeo emergesse l’esigenza di destinare a nuovi usi quella banda”. Per cui “la frase presente nella segnalazione si riferisce al contesto europeo, nel quale la banda o è utilizzata o progressivamente usata per servizi alla Tv su piattaforma mobile”.

A livello europeo, continua l’Antitrust, “la European Conference of Postal and Telecommunications Administrations CEPT alla quale partecipa l’Italia ha quasi concluso da qualche giorno il processo di armonizzazione per valorizzare la banda L proprio nel senso da noi segnalato. Qualche giorno fa si è chiusa a Minsk la riunone CEPT sul punto della quale vi allego le minutes che sono andate in consultazione presso i paesi membri. Abbiamo invitato a recepire le innovazioni che stanno avvenendo a livello europeo per valorizzare risorse in senso pro-concorenziale e avere entrate addizionali per lo Stato”.

“IN sintesi – conclude la nosrta -, la banda in questione, originariamente destinata alla radio, negli ultimi anni é stata destinata anche alla Tv su piattaforma mobile. Il riferimento (corretto) é quindi agli usi più recenti e alla sperimentazione europea sulla base delle survey disponibili e degli studi più recenti in Europa ( RSPG e CEPT) e che ovviamente non c’è nessun errore”.

“Mi dispiace moltissimo aver dato avvio alla “saga” con i 140 caratteri di un tweet – dice Antonio Sassano -. Sarà bene però chiarire, a beneficio di tutti gli interessati, che, nel nostro Paese, la Banda L è destinata alla Radiofonia Digitale. Così dice il Piano di Ripartizione delle Frequenze e così ha risposto l’Italia al questionario proposto dall’RSPG e citato dall’Antitrust”.

Inoltre, chiarisce il professore “la Delibera 664/09/CONS dell’Agcom autorizza il Ministero ad assegnare le frequenze della banda L alle emittenti radiofoniche per integrare le coperture DAB. Il fatto che la Delibera Agcom e la parola “radio” non comparissero nella segnalazione al Parlamento mi aveva sorpreso. Al contrario si diceva che il fallimento europeo della TV su piattaforma mobile giustificava un recupero da parte dello Stato delle frequenze non utilizzate della banda L. Insomma: la TV mobile non funziona e io mi riprendo le frequenze delle Radio. Tutto qui. Avevo avuto la sensazione che la segnalazione dell’Antitrust al Parlamento avesse bisogno di qualche chiarimento. Detto questo, giudico estremamente positivo un così autorevole intervento volto a sancire il principio che lo spettro sottoutilizzato deve essere riassegnato”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati