STRATEGIE

CheBanca! scommette sui social media

L’amministratore delegato Christian Miccoli: “Gli spot in tv non bastano. Oggi bisogna seguire la strada dell’innovazione puntando su Facebook & co.”

Pubblicato il 26 Nov 2012

Antonio Dini

christian-miccoli-chebanca-121126175241

La rete è matura. Secondo Christian Miccoli, l’amministratore delegato di CheBanca!, istituto di credito retail Gruppo Mediobanca nato nel 2008, questo è il momento per sbarcare nei social media aprendo un nuovo fronte di presenza su Facebook e Google+. «Twitter, YouTube, le app e gli altri canali seguiranno più avanti, ma in questo momento la presenza di pubblico su Facebook è tale da averlo reso lo strumento più popolare nel nostro paese», ha detto Miccoli durante la presentazione della iniziativa “social” di CheBanca!, cioé il lancio dei nuovi canali di relazione con la clientela su Facebook e Google+.

La banca multicanale, forte di mezzo milione di clienti e con obiettivi per il prossimo futuro che verranno resi non appena sarà pronto il prossimo piano industriale del gruppo, è nata quattro anni fa seguendo un approccio tripartito: una rete di filiali sul territorio, uno sportello telefonico e il canale web. «Oggi gli italiani sono sempre più presenti sul web, mentre sono casomai le imprese a latitare», ha detto Riccardo Luna, ex direttore di Wired Italia e oggi direttore di CheFuturo, la rivista online della banca che, tramite la struttura di un aggregatore di blog, cerca di raccontare il futuro dell’innovazione nel nostro paese. Le imprese che fanno e-commerce sono infatti solo il 4% del totale nazionale, mentre la penetrazione di internet nelle famiglie è del 54%.

I dati raccolti al riguardo da Silvia Vianello, docente della SDA Bocconi, sono chiari: un italiano su due va su internet, uno su tre (il 28% della popolazione italiana) ha uno smartphone, e il 47% di questo terzo d’Italia utilizza il telefono intelligente per accedere quotidianamente a internet, il 90% lo usa per cercare informazioni locali e l’82% lo utilizza per cercare informazioni su prodotti e servizi. «Questo significa – ha detto Vianello – che il pubblico è pronto per il commercio in rete, casomai è il mondo delle imprese ad essere in un grave ritardo». Un ritardo che viene ulteriormente aggravato dai dati raccolti dal Boston Consulting Group: le imprese ad alta presenza sul web (cioè molto attive in rete) hanno un fatturato estero del 14,7% mentre quelle con una presenza a bassa intensità sul web hanno un fatturato estero del 4,1%. «Questo significa che i processi di internazionalizzazione passano dalla rete», ha commentato Vianello.

In Italia il budget pubblicitario su internet è destinato a crescere: secondo le stime dello IAB, l’associazione dedicata all’advertising interattivo, gli investimenti su internet nel 2012 segneranno un +12% e nel 2012 un +10%, a fronte di un calo degli investimenti pubblicitari totali pari allo 0,7%.

«La cosa importante – ha detto Miccoli – è che l’Italia ha 7,2 milioni di acquirenti abituali. Una fetta importante che continua a crescere. La strada è quella dell’innovazione che noi, come banca semplice, low cost e orientata all’innovazione, perseguiamo con decisione. Fare lo spot di 30 secondi già oggi non basta e in futuro basterà sempre meno: se poi il potenziale cliente va in rete e là si ha una cattiva reputazione. Invece l’idea è di andare in rete e di potenziare il rapporto con le persone, offrendo un bouquet di sei canali su Facebook che servano per relazione e per risoluzione di problemi generali».

CheBanca! porta avanti da un po’ di mesi anche il progetto CheFuturo: «L’idea è che sia più difficile trovare buone idee che non finanziamenti. Con CheFuturo ne raccontiamo ogni giorno una, e sono sempre di più quelle che ci vengono proposte dalla stessa rete», ha detto Luna.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Argomenti trattati

Approfondimenti

C
chebanca!